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Andrea Mantegna - Introduzione del culto di Cibele a Roma (Nationale Gallery, Londra) |
Più di qualsiasi altra città, Napoli deve al suo sottosuolo non solo la sua origine, ma anche la sua sopravvivenza. Un dedalo di cavità, cunicoli e cisterne che si estende per chilometri sotto le strade e i palazzi del centro storico, dal quale la città ha tratto in varie epoche, la linfa vitale necessaria per la sua esistenza.
Si tratta di cave antichissime fatte di rocce porose che hanno ospitato, prima di ogni altra cosa, la tomba di una sirena, proprio quella che ha dato il nome alla città, creatura mitologica giunta da terre ignote, morta sulle sponde di un vulcano bagnato dal mare. Si è trattato forse di un suicidio d’amore o forse del culto per una dea, dalle sembianze di donna-pesce, portata dagli uomini della lontana Anatolia.
Una cosa però è certa: il sottosuolo di Napoli è in qualche modo abitato da quasi settemila anni. Ipogei funerari e cave greche, catacombe paleocristiane, pozzi “magici”, gallerie viarie, cisterne, vie di fuga e camminamenti militari, acquedotti romani, cunicoli medievali, passaggi segreti borbonici, templi pagani e nascondigli esoterici: tutto sospeso tra vecchie leggende e futuri possibili nell’immenso sotterraneo della città, uno dei più grandi, articolati e suggestivi del mondo.
Proprio a due passi dal lungomare più celebrato della città, si nascondeva un mondo fatto di antri e di divinità dimenticate. Via Chiatamone, oggi strada elegante e trafficata, un tempo era nota come la “Posillipo dei pezzenti” e, nei suoi recessi rocciosi, custodiva le antiche grotte platamonie, così chiamate dal termine greco platamon, che indica l’erosione della roccia a opera dell’acqua. Questi spazi, poi ulteriormente scavati dai primi abitanti dell’area, arrivavano a toccare altezze vertiginose, creando una rete di cavità ideali per cerimonie lontane da sguardi indiscreti.
Le fonti antiche e le ricerche di storici locali confermano che, fino alla metà del Cinquecento, in queste grotte si celebravano riti propiziatori in onore di divinità come Mithra, Serapide, Venere e Cibele.
Collegato con il culto di Cibele è il mito che la vede legata al dio Attis, del quale esistono molteplici versioni.
Secondo una di queste Zeus, innamorato di Cibele, cercava invano di unirsi alla dea. In una notte di incubi angosciosi, mentre Zeus la sognava ardentemente, il suo seme schizzò sulla pietra generando l'ermafrodito Agdistis. Questi era malvagio e violento e con continue prepotenze oltraggiò tutti gli dei. Dioniso, perciò, giunto all'esasperazione, volle vendicarsi e architettò ai suoi danni uno scherzo atroce: gli portò in dono del vino e lo accompagnò a bere in cima a un grande albero di melograno, finché Agdistis si addormentò ubriaco in bilico su un ramo.
Con una cordicella Dioniso gli legò i genitali al ramo e, sceso in terra, scosse l'albero con tutta la sua forza. Nel brusco risveglio il malcapitato precipitò, strappandosi di netto i genitali, mentre il suo sangue bagnava il melograno. Nana, la ninfa del Sangario, il fiume che scorreva nelle vicinanze, si mise in grembo uno di quei frutti e rimase incinta di un dio: fu così generato Attis.
Agdistis se ne innamora e allora il re di Pessinunte, Mida, per evitare l'accoppiamento, destina in moglie ad Attis la propria figlia e fa chiudere le porte della città. La Gran Madre vi penetra per cercare di impedire le nozze, ma sopraggiunge Agdistis, che rende pazzi i convitati con il suo furore selvaggio. La sposa si taglia le mammelle, Attis, gettatosi sotto un pino, si evira.
Dal suo sangue nascono viole, che coronano l'albero.(fonte Wikipedia)
Nelle cerimonie funebri che si tenevano durante l'equinozio di primavera, i sacerdoti della dea, i Coribanti, suonavano tamburi e cantavano in una sorta di estasi orgiastica, nel corso della quale alcuni arrivavano ad evirarsi con pietre appuntite. Catullo descrive i coribanti come eunuchi che vestivano da donna.
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Statuetta di Coribante (Napoli, Museo Archeologico) |
Virgilio riferisce che nei pressi di Avellino, nei luoghi in cui oggi sorge il santuario di Montevergine si trovava un tempio dedicato alla dea. Ancora oggi Montevergine è un luogo di culto per la comunità queer, che ogni anno, in occasione della festa della Candelora, si reca al santuario per accendere una candela in omaggio all'icona bizantina della Madonna che vi è conservata.
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La danza dei Coribanti in un'illustrazione del Dizionario d'antichità greche e romane di William Smith |
I Coribanti erano quindi i sacerdoti di Cibele che, invasati da furore divino, andavano nelle solennità della dea saltando e ballando tra grida selvagge e un risonare chiassoso di cembali, di pifferi e di timpani, caratteristica questa che potrebbe accomunarli a degli antesignani dei moderni ravers.
In fondo cosa sono i rave se non dei moderni riti durante i quali, accompagnati da ritmi ossessivi e tribali, si ricerca l'estasi orgiastica e si celebrano riti quasi dionisiaci?
Proprio dall'antico culto di Cibele, e in particolare dalle figure dei Coribanti trae origine quella che potrebbe essere la nuova "next big thing" partorita dal ventre di Partenope che, almeno secondo le aspettative, promette di aprire nuovi scenari e di fare da apripista per nuovi orizzonti di tolleranza, spettacolo e, perchè no, arte e cultura.
KORYBASS
Cos'è Korybass?
Il modo migliore di descrivere è sicuramente quello di lasciar loro la parola:
"In questa città, come ovunque, la nostra semplice esistenza diventa un atto di resistenza.
KORYBASS è aggregazione, creatività itinerante, celebrazione collettiva della comunità. Attraversiamo insieme salotti, terrazzi, dancefloor e vicoli in spirito di dissidenza e sorellanza; ricerchiamo nel presente lo squarcio temporale sul futuro che noi incarniamo.
L’evirazione dei Coribanti diventa per noi atto simbolico di liberazione identitaria: recidiamo condizionamenti vari e pezzi di binarismo. Non importa chi o cosa sei, il tuo nome, il tuo background, o chi o cosa vorresti essere. Siamo contro la segregazione, ma per una coabitazione orizzontale.
Qui siamo apertə a tuttə, unica regola: e purtà o rispett!"
E ancora
"Pensiamo ai Coribanti come i raver dell’antichità.
Un gruppo gender-non-conforming che sfida le norme sociali di qualsiasi epoca; un mix tra rito religioso, intifada queer e performance art. Erano i sacerdoti della dea della natura Cibele, detta la “Madre Nera” e venerata sul Monte Partenio, conosciuto oggi per la juta dei femminelli.
I Coribanti erano noti per sfilare tra le città in coloratissimi abiti femminili, truccati e ricoperti di accessori. Ma il vero scandalo? Per diventare uno di loro dovevi fare una scelta decisamente hardcore: rinunciare ai genitali e offrirli alla dea (si, veramente si tagliavano il caz*o). Guidavano una processione condita di balli sfrenati e musica battente, durante la quale si dice fossero presi da un’ecstasy divina. Un ardente rituale di rinascita, in cui ostentavano sempre con orgoglio e provocazione la loro ambiguità.
Lascia il corpo alla porta, qui si balla con l’anima."
Senza tralasciare che tutto nasce con la collaborazione della Vesuvius Soul Records, questə novellə druidi del ritmo danno appuntamento per il 28/01/2025 per "Battenti e Vattienti"
"...prima talk & listening session Korybass per la creazione di nuovi spazi di condivisione e celebrazione.
Castrazione rituale in spirito di liberazione, partire e ritornare, esistere e resistere, restare e fare rete.
Lə Coribanti si presentano e vi invitano a una serata di convivialità e musica, con il supporto tecnico e l'ospitalità di @vesuviussoulrecords.
Vi aspettiamo martedì 28 Gennaio alle 20:00 a vico Santa Maria dell'Aiuto 5, per confrontarci sulle prospettive di un party queer e berci un fatto. Showcase a seguire by @avemarianne".
Quindi...restate sintonizzati...oppure se ritenete...tremate pure benpensanti...stanno arrivando!
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