E arriviamo al 2020. Il 15 gennaio viene pubblicato, solo in vinile (in edizione limitata e numerata, 500 copie), Dokument #2, album frutto di cinque giorni di sessions in studio, effettuate nel novembre del 2016 a Copenhagen, tra Brian Eno, Laurie Anderson e il “transmedia artist” americano Ebe Oke, utilizzando “computer, chitarre, organo, batteria, violino, carta, elastici e martelli di neoprene”.
Il 20 marzo esce Mixing Colours a nome Roger Eno & Brian Eno: il primo album firmato dai due fratelli in maniera esclusiva e paritaria, anche se in realtà il maggiore si limita sostanzialmente ad osservare, e solo in certi casi a manipolare leggermente, le miniature ambient del minore. Il 13 novembre vede la luce Film Music 1976-2020, compilation antologica che raccoglie 17 brani, tra cui vari inediti, utilizzati in disparate colonne sonore, àmbito ideale per la musica funzionale del Nostro.
Il 2021 risulta essere un anno discograficamente tranquillo: a fine aprile esce She Walks in Beauty, bell’album di spoken poetry firmato da Marianne Faithfull & Warren Ellis, a cui Brian collabora per due pezzi.
A fine anno, insieme al fratello Roger, partecipa a un album natalizio della Deutsche Grammofon, con il brano Wanting To Believe (Oh Holy Night), rilevante non fosse altro per il ricorso al cantato: non succedeva dal 2005. Il 4 agosto i due fratelli si erano esibiti live per la prima volta all’Acropoli di Atene. Nel 2022 le pubblicazioni con il nome di Eno nei credits aumentano di peso: il 22 aprile, in occasione dell’Earth Day, è online su Bandcamp Future, If Future, un brano che lo vede collaborare con Michael Stipe a favore di EarthPercent, l’associazione fondata l’anno prima da Brian per raccogliere fondi a favore delle organizzazioni nel mondo che si occupano di contrastare l’emergenza climatica (l’anno dopo, sempre per EarthPercent, sarà il caso di Life In The Sand, by Hot Chip x Brian Eno x Goddess).
Il 14 ottobre 2022 esce FOREVERANDEVERNOMORE, album “ambient & voce” espressione dei sentimenti di timore nei confronti della china che sta prendendo il mondo.
Nell’album, dove sono ripresi due brani proposti nel concerto all’Acropoli di Atene, al cantato da crooner di Eno si affiancano tra gli altri il fratello Roger, le figlie Darla e Cecily, i sodali Leo Abrahams, Jon Hopkins e Peter Chilvers.
Il 22 aprile 2023 viene pubblicata la versione voiceless.
Il 15 maggio 2023 Brian Eno compie 75 anni.
Dieci giorni prima era stato pubblicato online il brano Four Kind of Horses, il quinto pezzo dell’album in fieri i/o di Peter Gabriel, ma soprattutto l’album Secret Life, che il Nostro firma insieme a Fred again.., il giovane producer inglese che con il suo nome di battesimo Fred Gibson già trovavamo nei credits per alcuni dei pezzi della collaborazione Eno/Hyde del 2014.
Si tratta di bozzetti ambient cantati sommessamente, per una prova tutto sommato convincente.
Il 29 settembre esce la colonna sonora completa di Top Boy, in occasione della quinta e ultima stagione della serie di Netflix, con due estratti che erano già stati inclusi in Film Music 1976-2020.
Il 22 ottobre 2023 Brian Eno riceve il Leone d’Oro alla carriera della Biennale Musica di Venezia. E per l’occasione dalla città lagunare parte il suo primo tour solista, incentrato su Ships, show basato sull’album The Ship.
Nel luglio del 2024 viene pubblicato Eno, il documentario (ovviamente generativo!) diretto da Gary Hustwit che ripercorre la parabola artistica del Nostro. La colonna sonora del film è composta da 17 brani (estratti da 14 album) di cui 3 inediti.
Il documentario è meno uno studio intimo del personaggio e più un "il mondo secondo"; un album di ritagli di scene dagli ampi archivi video di Eno mescolati a filmati nel suo studio di casa e nel giardino nell'Inghilterra rurale, e le sue riflessioni analitiche sparse su arte e vita. "Perché ci piace la musica?" per esempio, o "Il cervello umano si è ridotto di circa il 15% negli ultimi 20.000 anni", ma in realtà è più divertente e più autoironico di quanto non sembri sulla carta. Dopo aver lasciato cadere la rivelazione tipicamente in stile Eno di aver smesso di fare colazione per migliorare il suo processo creativo ("output prima dell'input"), ammette immediatamente di essere affamato e di non vedere l'ora che arrivi il pranzo.
Ma è nei filmati d'archivio che questo film prende davvero vita, soprattutto quando lo vediamo lavorare e esibirsi con altri. Ci sono delle fantastiche riprese degli U2 che creano la loro canzone del 1984 Pride (In the Name of Love) in studio, con il giovane Bono che improvvisa melodie scat per vedere cosa funziona.
È ugualmente rivelatorio vedere Eno in studio con Bowie durante i loro mitici giorni a Berlino ("Non so davvero cosa faccia", dice Bowie). Vista la natura "generativa" dell'opera, nessuno o tutti di questi questi filmati potrebbero essere nella versione che possiamo guardare.
Vedere Eno in contrasto con gli artisti con cui ha lavorato mette in risalto la nicchia unica che si è ritagliato. È troppo analitico e controllato per essere davvero una fonte di cruda autoespressione, eppure ha fatto miracoli aiutando gli altri a esprimersi, non solo sapendo quale manopola girare sul mixer, ma anche riflettendo profondamente sul processo creativo.
Si potrebbe quasi definirlo un meta-artista. E questo è il suo meta-documentario; non è, in definitiva, così radicale come pretende di essere, o così rivelatore come avrebbe potuto essere forse (alcuni punti di vista esterni sarebbero stati benvenuti), ma stimolante e cerebrale lo stesso.
Giunti alla fine resta da chiedersi: la musica che amiamo sarebbe stata la stessa senza il fondamentale contributo di Brain Eno?
Forse si, ma si sarebbe sicuramente sentita la mancanza di un simile genio e dell'attesa della sua prossima e, ne siamo certi, ancora una volta rivoluzionaria, opera.
9 - Fine
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