Charlie Parker e Miles Davis |
Cos'è il bebop? New York non poteva immaginare certamente cosa l'avrebbe colpita quando Charlie Parker si abbatté sulla città come un tornado, scuotendo la scena jazz fino alle sue fondamenta. Era il 1942 e il ventiduenne sassofonista contralto di Kansas City, che all'epoca suonava nella band del pianista Jay McShann, suonava il suo strumento in un modo mai visto o sentito prima. Linee melodiche fuse sgorgavano da lui in un torrente di improvvisazione a raffica che portava il virtuosismo a un nuovo livello.
Parker, che a suo dire era "annoiato dai cambi di accordi stereotipati che venivano usati", trovò un'anima gemella nel trombettista Dizzy Gillespie, con cui suonò nella band di Earl Hines più avanti nello stesso anno. Insieme, le loro esplorazioni sonore, che si svilupparono rapidamente nei tre anni successivi, avrebbero gettato i semi per quello che sarebbe diventato noto come bebop.
Il bebop, come alla fine venne chiamato il nuovo stile e il nuovo sound rivoluzionari (l'origine della parola "bebop" deriva in parte da una parola senza senso usata nel canto scat improvvisato) crebbe sia come propaggine che come reazione alla musica swing delle big band , che era dominata da ritmi di danza.
Nel bebop, tuttavia, l'enfasi ritmica passò dalla grancassa al più sottile charleston e al piatto ride, che consentivano una maggiore fluidità ritmica (i batteristi Kenny Clarke e Max Roach furono i principali ispiratori di questo nuovo approccio). Nelle mani dei musicisti bebop, il jazz divenne più orientato al blues e basato anche sui riff; e poiché Parker e Gillespie riuscirono a sposare la loro suprema abilità tecnica con la loro conoscenza della teoria musicale avanzata, il risultato fu un nuovo tipo di jazz caratterizzato da assoli estesi e il cui linguaggio armonico era più denso e ricco che mai.
Charlie Parker & Dizzy Gillespie |
Ciò significava che i solisti dovevano essere davvero brillanti, ben preparati e conoscere le loro scale a menadito, soprattutto quando i cambi di accordi erano fitti e veloci, come era la norma nel bebop. Vale la pena notare che il sassofonista tenore Coleman Hawkins anticipò l'aspetto improvvisativo del bebop quando registrò la canzone "Body & Soul" nel 1939, in cui accennò brevemente la melodia principale prima di partire in una lunga improvvisazione che aveva poca somiglianza con il tema principale.
Questa si rivelò poi essere una registrazione che avrebbe profondamente influenzato tutti gli aspiranti sassofonisti.
Ma il bebop, o "rebop", come fu anche chiamato per un certo periodo, non era di gusto per tutti. Poiché non era ballabile, in quanto suonato troppo velocemente per quello, coloro che avevano apprezzato lo swing jazz lo trovavano poco interessante e troppo intellettuale. In effetti, il bebop, con il suo marchio improvvisativo la richiesta di virtuosismo, l'aspetto elitario, autocosciente e cerebrale, nonchè la pretesa di essere percepito come una forma d'arte alienò molti ascoltatori. Il jazz non era più una musica spensierata, allegra e adatta alle radio che fungeva da colonna sonora di evasione, ma era diventato qualcosa di più profondo e quasi viscerale.
Musicisti come Parker e Gillespie si consideravano artisti piuttosto che intrattenitori e cercavano di prendere le distanze dalle tradizioni dello spettacolo della musica nera.
Un divieto di registrazione imposto dal sindacato dei musicisti statunitensi tra il 1942 e il 1944, teso a ottenere una migliore percentuale di royalty dalle case discografiche, fece sì che i primi vagiti del bebop inizialmente non fossero ben documentati su disco, ma quando il divieto fu revocato, le porte si aprirono.
Parker e Gillespie registrarono insieme, separatamente, e con la Billy Eckstine's Orchestra, che contribuì a far nascere il bebop a metà degli anni '40. L'interesse per il bebop e il "jazz moderno" tra i giovani musicisti jazz crebbe rapidamente e presto Parker e Gillespie furono in prima linea in una rivoluzione jazz nella cui avanguardia c'erano i trombettisti Miles Davis e Fats Navarro, i sassofonisti Dexter Gordon, Sonny Stitt e James Moody e i pianisti Bud Powell e Thelonious Monk , con quast'ultimo che, sebbene inizialmente ritenuto un bebopper, stabilì rapidamente il suo stile unico che sfidava una facile categorizzazione.
Thelonious Monk |
Agli inizi erano soprattutto piccole etichette indipendenti a pubblicare registrazioni bebop, ma quando questa nuova musica acquisì credibilità e popolarità tra gli anni '40 e '50, iniziarono a interessarsi anche aziende più grandi, durante quella che fu definita l'età dell'oro del bebop.
Ma a quel tempo, il bebop, come tutte le forme musicali, si stava già evolvendo e cambiando. Miles Davis, a 22 anni, era già annoiato dal bop e voleva provare a fare qualcos'altro. Registrò alcuni singoli tra il 1949 e il '50 che alla fine divennero un album chiamato The Birth Of The Cool.
Miles mise insieme un ensemble che era più grande del solito piccolo gruppo bebop e fece musica che era meno aggressiva di quella che facevano Parker e Gillespie. Suonava anche a un tempo più lento e, cosa fondamentale, ridusse l'intensità e la temperatura di qualche grado. Questo divenne il modello per il cool jazz della West Coast, che sarebbe stato popolare negli anni '50.
Nel frattempo, sulla costa orientale degli Stati Uniti negli anni '50, il pubblico amava ancora il bebop che era pieno di calore e dramma. Verso la metà di quel decennio, emerse una variante del bebop chiamata hard bop, che era caratterizzata da elementi blues e gospel dominanti.
L'hard bop divenne la forma di jazz più popolare negli anni '50 e tra i suoi principali esponenti ci fu, oltre ai capisaldi Clifford Brown, Sonny Rollins, Charles Mingus, Hank Mobley, Horace Silver, Art Blakey & The Jazz Messengers, Sony Stitt, John Coltrane, Art Pepper, Wes Montgomery , Kenny Dorham, anche Miles Davis che, da sempre anima inquieta, aveva già abbandonò la scuola cool jazz subito dopo il suo inizio.
Successivamente alla morte di Charlie Parker, avvenuta nel 1955, all'età di 34 anni, l'hard bop rimase la tendenza dominante fino agli anni '60, anche se iniziava a farsi strada un'altra "corrente", chiamata soul jazz, che offriva una versione più accessibile e infusa di gospel del bebop e che rimase popolare per alcuni anni.
Ma il jazz nel suo complesso stava perdendo il suo pubblico a favore del rock e del pop. Con l'ascesa del jazz d'avanguardia, la musica continuò a perdere il suo fascino mainstream, anche se ogni tanto qualche disco jazz si infiltrava nelle classifiche pop.
Anche se la fusion e il jazz-rock diminuirono ulteriormente l'attrattiva del bebop negli anni '70, c'erano ancora musicisti che lo suonavano e ci fu persino un piccolo revival di interesse verso di esso tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, quando il jazz acustico influenzato dal bop tornò di moda.
Oggi, nel XXI secolo, viviamo ufficialmente in un'era post-bop, ma, incredibilmente, la musica che Charlie Parker e Dizzy Gillespie hanno contribuito a creare oltre 70 anni fa si rifiuta di scomparire. Tracce del suo DNA si possono trovare nella musica di artisti jazz contemporanei all'avanguardia come Robert Glasper , Brad Mehldau, Ambrose Akinmusire e Kamasi Washington.
Robert Glasper |
Quindi cos'è il bebop? Guardando indietro, è molto più dell'immagine ricevuta di berretti, pizzetti, slang "hepcat" ( Il termine "Hepcat" ha origine da una lontana parola di slang (1930–35) riguardante un ammiratore o devoto del jazz, specialmente dello swing, di cui si diceva "hep," un fanatico del jazz) e droghe pesanti.
Il bebop riguardava la libertà di espressione e la fuga dai vincoli armonici e melodici imposti dal vecchio ordine musicale e, grazie a quella che è l'eredità duratura della musica bebop, è qualcosa che si può ancora dire del jazz oggi.
N.B. : per chi volesse accompagnare la lettura del post con l'ascolto di musica bebop ecco qui una bella playlist https://open.spotify.com/playlist/0xAIt0Qd8AwyGsVn6ROaxp?si=47c6906d911446a8
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