martedì 5 novembre 2024

Fuori Orario: 35 anni di cinema senza limiti – un viaggio nei sogni e nelle ombre del grande schermo

Luis Bunuel - Un chien andalou (1929)

Sono passati trentacinque anni dalla nascita di "Fuori Orario", il programma RAI che ha rivoluzionato non solo il modo di fruire del cinema, ma anche la concezione stessa della cultura cinematografica. Ideato da Enrico Ghezzi nel 1988, "Fuori Orario. Cose (mai) viste" ha portato avanti una filosofia controcorrente, che sfidava la televisione commerciale e l’intrattenimento a tutti i costi, riscoprendo  film e materiali audiovisivi lontani dai riflettori "mainstream". Questo programma non si è limitato a trasmettere film: ha creato un’esperienza cinematografica fatta di immagini, parole e pensieri, portando nelle case degli italiani un cinema che non si lasciava incasellare né limitare.
Enrico Ghezzi, critico e pensatore visionario, ideò il programma come uno spazio aperto, in cui il cinema diventava un’esperienza onirica, da vivere di notte, lontano dalle convenzioni e dai ritmi della TV tradizionale. Sin dal principio, il programma ha sfruttato gli orari “morti” della programmazione televisiva per creare un contenitore in cui film d’avanguardia, classici dimenticati e opere sperimentali potessero incontrarsi e dialogare tra loro. 
Il concetto di “fuori orario” non si riferiva solo alla fascia oraria di messa in onda, ma anche alla filosofia di un programma che trascendeva i confini, non imponeva limiti e faceva dello spettatore un viaggiatore di mondi sconosciuti.


Ghezzi e il suo team hanno saputo trasformare il mezzo televisivo in un canale per esplorare l’essenza stessa del cinema, sfruttando il linguaggio criptico e a tratti poetico delle introduzioni ai film per creare un’atmosfera in cui lo spettatore era invitato a perdersi. In questo viaggio onirico, non contava tanto comprendere quanto sentire, lasciarsi trasportare dalle immagini e dalle suggestioni evocate dai film scelti.

“Un contenitore anarchico di immagini” è la definizione che Fuori Orario dà di sé, presentandosi al pubblico partendo proprio da quel principio politico e artistico di rimescolamento di contenuti. Il senso di Fuori Orario era, ed è tutt’ora, quello di portare all’interno di un medium tradizionalmente popolare un contenuto cinematografico che fosse in completa controtendenza rispetto ai tempi, ai temi e agli intenti degli altri canali tv. 
Una missione che, grazie anche allo spazio di un canale come Rai 3, unico vero baluardo della cultura in televisione, è stata portata a termine diventando uno spazio di culto e di coesione tra gli spettatori del programma. Prima ancora di essere "Fuori Orario", il format prendeva il nome di "La magnifica ossessione": una maratona di svariate ore fatta di pezzi di cinema d’autore, film mai visti, cortometraggi, interviste a registi. 
Successivamente, la forma del programma assunse una direzione più definita, dando vita anche ad alcuni elementi ricorsivi ormai diventati iconici, come per esempio gli interventi con audio in fuori sincro di Ghezzi, o gli spezzoni di Cinico Tv, il programma sperimentale e grottesco dei due registi palermitani Ciprì e Maresco.

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Il “contenitore anarchico” diventa così un momento di condivisione che fa da archivio iconografico per la memoria del Paese, che sfrutta le ore notturne per prendere uno spazio molto più lento e quasi nascosto dai confini e dagli obblighi dei palinsesti diurni, un rituale che rimane in piedi anche a distanza di anni tra tante persone che si ritrovano, per esempio, in gruppi Facebook dedicati al programma dove si continua a commentare e trasmettere pezzi del programma. 
A fare da cornice gli interventi di Enrico Ghezzi, quelli famosi per l’audio fuori-sync, che introduce il tema della lunga puntata notturna utilizzando anche altre immagini, pezzi di vecchi caroselli pubblicitari, scene da cortometraggi di nicchia e materiale che prende direttamente dalle famose teche Rai, un magazzino di repertorio prezioso che, proprio negli ultimi anni, è tornato alla ribalta sulla televisione generalista grazie al successo del programma Techetechetè. 
"Fuori orario", in un certo senso, riesce a portare in una dimensione collettiva molto più ampia il concetto di cineforum in cui, grazie all’aiuto di esperti, ci si affida alla programmazione. Ed è interessante notare che, in totale controtendenza con il modo in cui oggi fruiamo del cinema, sempre più impostato sul concetto di catalogo, algoritmo e scelta basata sui propri gusti, "Fuori orario" rimanga in piedi proprio grazie alla sua natura originaria, quella che si basa non su ciò che vogliamo vedere in quel momento, ma sulla fiducia e sulla curiosità di mondi cinematografici e iconografici ben distanti dal nostro desiderio immediato o dal nostro raggio di conoscenza.
Nel corso delle sue edizioni, il programma ospita critici come Tatti Sanguineti, filosofi, psicanalisti, artisti, musicisti e creativi di vario tipo che, raccolti in questo bizzarro salotto, danno vita a un esperimento culturale che rende possibile un progetto nobile e democratico: rendere la televisione uno spazio non solo di intrattenimento frivolo e commerciale ma anche di approfondimento e analisi, il tutto senza trascurarne gli aspetti più pop e distanti dalla cultura seria del mondo dei cinefili. 
Senza sottomettersi alla dittatura dello share e della popolarità, "Fuori orario" ha costruito lentamente e con costanza un pubblico affezionato alla dimensione intima e ricercata della qualità cinematografica, attraverso rassegne che spaziano nel cinema di tutte le provenienze, da Bergman ai documentari di De Seta, dalle retrospettive sul festival di Venezia alla proposta di film cinesi. 

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Ha ispirato critici, registi e appassionati, invitandoli a guardare oltre la superficie delle immagini, a cercare il significato nascosto e a esplorare le infinite possibilità del linguaggio cinematografico. La scelta di trasmettere film poco noti, insieme a opere considerate “difficili” o sperimentali, ha creato una nuova generazione di spettatori consapevoli, in grado di apprezzare non solo il cinema come intrattenimento, ma come forma d’arte e di espressione.
A 35 anni dalla sua nascita, "Fuori Orario" continua a essere un punto di riferimento per chi cerca un’esperienza cinematografica fuori dagli schemi. Anche se il panorama televisivo è cambiato, con la diffusione di piattaforme di streaming che rendono i film più accessibili, il programma rimane un faro di libertà creativa e di ricerca, che offre la possibilità di scoprire film rari, di ascoltare le parole di critici appassionati e di esplorare un cinema che non ha paura di osare. 

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