mercoledì 27 novembre 2024

La caduta delle Stelle


Il Movimento 5 Stelle (M5S) nacque nel 2009 come un’ondata di freschezza e innovazione nel panorama politico italiano. Sotto la guida del comico e attivista Beppe Grillo, insieme al visionario imprenditore Gianroberto Casaleggio, il Movimento si presentò come una forza genuinamente anti-sistema, capace di canalizzare il malcontento dei cittadini contro una classe politica ritenuta corrotta, autoreferenziale e sorda ai bisogni della società civile. 
I principi fondanti del M5S erano rivoluzionari: la partecipazione diretta dei cittadini tramite strumenti digitali, la trasparenza assoluta nei processi decisionali, il rifiuto dei finanziamenti pubblici ai partiti e una netta distanza da quel "teatrino della politica" spesso sinonimo di inefficienza e clientelismo.
Eppure oggi, a quindici anni dalla sua fondazione, il Movimento sembra aver completato una parabola che lo ha condotto a incarnare esattamente ciò contro cui aveva originariamente giurato battaglia. 
La fine del Movimento, almeno nella sua forma autentica, si consuma oggi in una guerra intestina tra il fondatore Grillo e l’attuale leader Giuseppe Conte, una lotta che appare dominata più dall’ego personale dei protagonisti che da un sincero confronto su strategie o visioni politiche per il futuro.

Nel suo primo decennio di vita, il M5S è riuscito a catturare il cuore e la mente di milioni di italiani, proponendosi come un’alternativa credibile e innovativa. Il successo elettorale del 2013, che vide il Movimento diventare la prima forza politica alla Camera con il 25% dei voti, sembrò confermare la bontà del progetto. La narrazione di un gruppo di persone "prestate alla politica" aveva trovato terreno fertile in un’Italia disillusa, stanca dei partiti tradizionali e delle loro promesse mancate.
Tuttavia, già in questa fase iniziale emersero segnali di debolezza strutturale. La rigidità con cui il Movimento imponeva la linea ai suoi eletti, spesso attraverso diktat calati dall’alto e poco trasparenti, contrastava con l’ideale di partecipazione dal basso che aveva sedotto i suoi sostenitori. Le espulsioni dei parlamentari non allineati alla linea e le crescenti accuse di opacità nella gestione interna minarono progressivamente la fiducia nella leadership. La piattaforma Rousseau, inizialmente celebrata come uno strumento rivoluzionario di democrazia digitale, si rivelò invece un meccanismo controllato in modo centralizzato, incapace di garantire quella trasparenza e pluralità promesse.


Il 2018 segnò l’apice del successo elettorale del Movimento, con un risultato storico del 32% che consentì ai pentastellati di diventare il fulcro del governo. Tuttavia, quella che doveva essere l’occasione per dimostrare la validità delle loro idee si trasformò rapidamente in una trappola. La prima alleanza con la Lega di Matteo Salvini, nonostante le rassicurazioni iniziali, alienò una parte significativa dell’elettorato di sinistra, che non riusciva a riconoscersi in un’alleanza con un partito che rappresentava ideali diametralmente opposti. Allo stesso tempo, la successiva alleanza con il Partito Democratico (PD) scontentò l’elettorato più conservatore, spingendo molti a percepire il Movimento come privo di una chiara identità ideologica e disposto a tradire i propri valori pur di restare al potere.
Le scelte politiche durante i governi Conte I e II hanno ulteriormente incrinato la credibilità del M5S. Le promesse di campagne roboanti, come l’abolizione della “povertà” tramite il Reddito di Cittadinanza, si scontrarono con una realtà ben più complessa e con l’incapacità di garantire risultati concreti in altre aree cruciali, come l’ambiente, la giustizia e le infrastrutture.
Il caso del TAP (Trans Adriatic Pipeline),cioè il Gasdotto TransAdriatico per esempio, simboleggia il fallimento di un Movimento che aveva promesso il blocco di grandi opere impattanti sull'ambiente per poi accettarle una volta al governo, scelta che, unitamente ad altre, non fece che alimentare l’immagine di un M5S che, una volta giunto al potere, si era piegato alle logiche del sistema.

Il consenso degli elettori, costruito negli anni sulla promessa di rinnovamento, si è progressivamente eroso. Le sconfitte elettorali, dalle regionali del 2020 in Emilia-Romagna fino ai recenti crolli nelle amministrative, hanno certificato un calo di fiducia da parte degli elettori. A peggiorare la situazione sono state le divisioni interne e il clima di perenne conflitto che ha caratterizzato il Movimento. La presenza e l'operato di personaggi quantomeno discutibili (Luigi Di Maio su tutti), le espulsioni, le scissioni, e la mancanza di una leadership chiara hanno contribuito a creare un’immagine di disorganizzazione e fragilità.


Oggi, la guerra aperta tra Grillo e Conte è l’ultimo capitolo di una crisi che appare irreversibile. La frattura tra i due leader, che un tempo sembravano condividere una visione comune, si è trasformata in una lotta di potere che ha poco a che fare con il bene del Movimento o del Paese. 
Grillo, sempre più percepito come una figura paternalistica e autoritaria, ha ripetutamente criticato Conte, accusandolo di non essere all’altezza del ruolo di leader e di aver tradito lo spirito originario del M5S. Dal canto suo, Conte ha cercato di affermarsi come il volto istituzionale e moderato del Movimento, ma senza riuscire a coinvolgere nuovamente gli elettori disillusi.

Il declino del Movimento 5 Stelle rappresenta una lezione amara per la politica italiana. Un progetto nato con l’obiettivo di rivoluzionare il sistema si è rivelato incapace di mantenere le promesse fatte, finendo per replicare le stesse dinamiche di potere che aveva giurato di combattere. La battaglia tra Grillo e Conte, priva di contenuti politici significativi, simboleggia il fallimento di una classe dirigente che, mostrando chiaramente di essere stata completamente fagocitata dal sistema, sembra più interessata a salvaguardare il proprio interesse che a lavorare per il bene comune.
Il Movimento si trova oggi di fronte a un bivio: continuare lungo un percorso di auto-distruzione, dominato da lotte di potere e contraddizioni irrisolte, oppure tentare una rifondazione che recuperi, se possibile, i valori originari. 
Tuttavia, per un movimento che ha deluso così profondamente le aspettative, il tempo potrebbe essere ormai scaduto.

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