lunedì 3 febbraio 2025

E' la stampa, bellezza!

 

L’assegnazione dell’incarico di corrispondente RAI da Parigi a Gennaro Sangiuliano ha scatenato un’ondata di reazioni nel mondo dell’informazione, della politica e, non ultimo, dei salotti gossippari italiani. Per chi avesse trascorso gli ultimi mesi in un eremo privo di Wi-Fi, Gennarino "Delon" Sangiuliano, ex Ministro degli Esteri e noto latin lover di Palazzo Chigi, è balzato agli onori della cronaca non tanto per i suoi successi diplomatici quanto per una serie di episodi che sembrano usciti da una soap opera ambientata tra i palazzi del potere.

Ma cosa rende questa notizia così degna di attenzione? Per comprenderlo, dobbiamo scavare tra i molti strati di questo feuilleton. C'è il tema della competenza (un argomento già di per sé esilarante visto che il nostro ebbe a dichiarare pubblicamente "Colombo, sapete, non ipotizzava di scoprire un nuovo continente, ma voleva raggiungere le Indie circumnavigando la Terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei"!!), c’è il romanticismo da rotocalco e c’è, ovviamente, il fascino intramontabile di Parigi, la città delle luci e, apparentemente, degli incarichi giornalistici distribuiti con una logica tutta italiana.
Parliamo subito dell’elefante nella stanza: quali straordinarie doti giornalistiche ha mai mostrato Gennaro Sangiuliano per meritare un incarico di tale prestigio? Certo, ha un passato nel giornalismo, ma è difficile non notare che la sua nomina appare curiosamente sincronizzata con il vento politico di cui ha saputo abilmente approfittare. 
Corrispondente da Parigi? Perché no, dopotutto chi meglio di un ex ministro con una predilezione per la diplomazia amorosa potrebbe rappresentare l'assoluta sobrietà e soprattutto imparzialità della RAI?

Qualcuno potrebbe obiettare che il ruolo di corrispondente richieda una conoscenza approfondita del Paese, della sua cultura e della sua politica. Ma chi siamo noi per giudicare? Forse la vera competenza di Sangiuliano risiede proprio nel suo charme irresistibile, che ha dimostrato di saper esercitare non solo nei corridoi del potere, ma anche nei cuori di personalità influenti. Chissà, forse a Parigi riuscirà a persuadere Emmanuel Macron a rilasciare interviste esclusive con un semplice sorriso da "bon vivant".


E poi c’è il capitolo sentimentale. 
La relazione tra Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia è stata oggetto di attenzione mediatica non meno delle sue imprese politiche. Un amore nato sotto i riflettori, che ha fatto sognare i romantici e sorridere i cinici. Alcuni l’hanno definita una "storia da romanzo rosa", altri un abile stratagemma per catalizzare l’attenzione su di sé. In ogni caso, è difficile non chiedersi se questo legame non abbia avuto un peso nella sua nomina.

D’altronde, chi meglio di un uomo capace di intrecciare rapporti così stretti, e non solo professionali, con figure di spicco della politica può affrontare le insidie del reportage internazionale? Sangiuliano potrebbe persino reinventare il ruolo del corrispondente: non più semplice cronista, ma ambasciatore del fascino italiano all’estero.
Parigi, si sa, è la città degli innamorati, e questa nomina sembra suggellare una sorta di predestinazione. Ma Parigi è anche una piazza giornalistica cruciale, un osservatorio privilegiato per capire le dinamiche europee e globali. Per molti, la città è sinonimo di rigore intellettuale, di analisi politica approfondita e di un giornalismo di alto livello. È quindi difficile non sorridere di fronte all’idea che questo incarico venga affidato a un uomo più noto per le sue vicende personali che per le sue inchieste.

Eppure, la RAI deve aver visto qualcosa in lui che è sfuggito ai più. Forse la capacità di trasformare ogni evento in un aneddoto brillante, ogni crisi internazionale in una narrazione affascinante. E se le cose dovessero mettersi male, Sangiuliano potrà sempre rifugiarsi nei caffè parigini, magari per scrivere un libro di memorie intitolato "Da Ministro a Cronista: Il fascino discreto del potere".
Non possiamo, però, ignorare il contesto più ampio. La nomina di Sangiuliano è solo l’ultimo esempio di una lunga tradizione italiana in cui la meritocrazia viene trattata come un fastidioso optional. Il servizio pubblico radiotelevisivo sembra essersi trasformato in un club esclusivo, dove l’appartenenza politica conta più delle competenze. E in questo club, Gennaro Sangiuliano non è un ospite casuale: è il presidente del comitato organizzatore del buffet.


Ci si chiede, allora, cosa ne pensino i tanti giornalisti della RAI che da anni sgomitano per un incarico all’estero. Mentre loro affinano le loro analisi geopolitiche, Sangiuliano arriva con la sicurezza di chi sa che l’unico biglietto vincente è quello del potere. Forse, a loro resta solo una lezione: in Italia, il curriculum conta, ma il carnet de ball conta di più.
Con Sangiuliano a Parigi, il palinsesto RAI potrebbe conoscere una svolta epocale. Potremmo aspettarci reportage che mescolano politica e gossip, analisi internazionali con un pizzico di romanticismo. E magari qualche speciale dedicato a Maria Rosaria Boccia, perché no? Parigi è la città delle storie, e Sangiuliano sembra intenzionato a scrivere la sua.

In fondo, chi siamo noi per giudicare? Forse stiamo sottovalutando la portata di questa nomina. Sangiuliano potrebbe davvero rivoluzionare il giornalismo italiano. Oppure, più semplicemente, potrebbe trasformare la corrispondenza da Parigi in un teatro dell’assurdo, dove la realtà supera la satira e ogni notizia è accompagnata da un brindisi di champagne.

Certo è che questa storia dice molto di noi, del nostro Paese e della nostra capacità di prendere sul serio ciò che dovrebbe essere una commedia. E chissà, forse un giorno Gennaro Sangiuliano sarà ricordato non come un ex ministro o un corrispondente, ma come il simbolo di un’epoca in cui tutto era possibile. Anche diventare corrispondente da Parigi senza mai aver scritto un capolavoro.



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