giovedì 25 luglio 2024

Morire di degrado

Pur avendo iniziato questo blog con l'intento di astenermi dal commentare la cronaca quotidiana, non posso esimermi dal puntualizzare alcuni aspetti della tragedia avvenuta alcuni giorni orsono alla cosiddetta "Vela Celeste" di Scampia.


Nei minuti immediatamente successivi al verificarsi del fatto, durante una delle tante dirette sul social TikTok, si è sentito qualcuno affermare «Nemmeno la bomba aveva buttato a terra una Vela di Scampia».
Era il 1997 e la "bomba" era una carica di esplosivo piazzata alla base della Vela F, per iniziare le demolizioni dei "mostri" dell'area Nord. 
L'ordigno esplose ma, incredibilmente il palazzone di cemento rimase in piedi, causando un notevole imbarazzo per la figuraccia, sia tra gli assessori che tra gli ingegneri presenti.
Tutto dunque si potrà dire delle Vele fuorché che, almeno in partenza, difettassero in solidità. 
Del resto queste gigantesche unità di edilizia popolare residenziale, nate coi fondi del piano di zona della Legge 167 del 1962 e poi assaltate dai terremotati del 1980, nascevano ispirate addirittura ai princìpi delle Unités d’habitation dell'urbanista Le Corbusier, così come alle strutture "a cavalletto" dell'architetto giapponese Kenzo Tange.

Le Corbusier - Unitè d'habitation - Marsiglia

Il progetto dell'architetto Franz Di Salvo, era contraddistinto dall'accostamento in sezione di due corpi di fabbrica, separati da un grande vuoto centrale e attraversato da lunghi ballatoi sospesi a un'altezza intermedia rispetto alle quote degli alloggi. 
Nel progetto erano inoltre previsti centri aggregativi e spazi comuni, uno spazio di gioco per bambini e altre attrezzature collettive la cui mancata realizzazione è stata una delle cause del suo clamoroso fallimento.
Il progetto è analogo a quello degli edifici progettati nel 1960 da André Minangoy per la Baie des Anges di Villeneuve-Loubet, nel Sud della Francia, che hanno avuto ben altro sviluppo e riscosso un notevole successo. 

Baie des Anges - Villeneuve Loubet

Senza voler rimarcare il degrado al quale, nel corso degli anni, sono andate incontro le Vele, diventate feudo dei clan dominanti della camorra, anche grazie al progressivo abbandono del territorio da parte dello Stato Italiano, veniamo al tragico avvenimento, che ha interessato uno dei numerosi ballatoi/passerella che collegano i corpi di fabbrica.
Già nella relazione finale del progetto Restart Scampia, risalente al 2016, in riferimento alla Vela Celeste si spiegava: 
"L’ intera rete di collegamento pedonale tra i vari piani è costituita da passerelle in acciaio e cemento armato tra due corpi di fabbrica paralleli. Tale struttura si trova in uno stato di degrado dovuto a fenomeni di forte corrosione per la scarsa manutenzione. In molte parti si notano distacchi delle stesse passerelle con grave pericolo per i residenti".
Inoltre, nel corso degli anni ringhiere e parti comuni sono state "fravecate e sfravecate", demolite e ricostruite.
Le Vele sono state spesso depredate degli infissi in ferro da chi poi andava a rivendersi il metallo.
Ma, in tutto ciò, cosa ha realmente provocato l'improvviso cedimento della passerella al terzo piano dell'edificio? 
Quel ballatoio della Vela Celeste è lo stesso degli anni Ottanta? 
Assolutamente no. 
Sono passati decenni. Nel corso degli anni la Vela è stata sgomberata e abitata più volte da altre generazioni di occupanti senza titolo. 
La manutenzione alle Vele è stata nel corso dei decenni più rara della cometa di Halley.
Oltre alla mancata manutenzione, alcuni puntano il dito sul cantiere della ristrutturazione appena avviato, che potrebbe aver generato problemi di tenuta, accusa rigettata dai tecnici del comune di Napoli, i quali assicurano che i lavori erano appena iniziati e non era stata effettuata alcuna opera impattante sull’edificio.

Aspetto non secondario della vicenda e sinora stranamente trascurato, è quello dell'abusivismo, visto che circa la metà degli abitanti occupa le Vele senza averne alcun diritto.
Quando una di queste viene sgomberata gli abusivi costruiscono passerelle artigianali e abbattono il muro.
Facile scrivere, come ha fatto qualcuno sui social, a commento delle immagini della tragedia e delle persone al momento allontanate dalle proprie abitazioni, "Pagherete tutto", senza però andare a cercare di comprendere quale fosse la reale situazione all'interno dell'edificio, probabilmente oggetto di numerosi abusi edilizi, che potrebbero aver ulteriormente minato la sua stabilità, già resa precaria dalla mancata manutenzione.
Nelle ultime ore è stata infine avanzata l'ipotesi di una lite. 
Secondo alcuni testimoni, lunedì sera, intorno alle 23.00, a causa di una lite tra due famiglie, troppe persone si trovavano nella zona che è crollata. 
I loro schiamazzi avrebbero fatto accorrere altre decine di persone sul ballatoio. 
E così la struttura avrebbe ceduto. Ma la storia della lite è una voce che si rincorre, senza essere per ora suffragata da nessuna ricostruzione ufficiale.
Alla grande amarezza per la tragedia si accompagna la rabbia per l'incuria e il voluto abbandono da parte dello Stato, del territorio di Secondigliano, che ha permesso che questo diventasse quasi un luogo alieno alle leggi vigenti, nel quale ogni sopruso e abuso, fosse consentito e tollerato.
Vedrete che di qui a poco, così come stato per Caivano, diventerà il palcoscenico per la passerella di politici che sbandierano l'impegno del governo contro la criminalità e il degrado, di cosiddetti preti anticamorra, che non perdono l'occasione per mettersi in mostra (da qualcuno indicati come "Pippo Baudo dell'Area Nord di Napoli, con relativa frangetta"), insomma di tutto il "circo" mediatico dell'occasione.
Rabbia, solo tanta rabbia.


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