giovedì 25 luglio 2024

Minchia...l'ispettore Coliandro!

 "Sembro Bruce Willis in Die Hard, Bestiale!"

Non so voi, ma io ho amato il personaggio dell'ispettore Coliandro sin dalla sua prima apparaizione televisiva, inspiegabilmente trasmessa dalla RAI in quattro episodi nel mese di Agosto 2006, cioè in un periodo nel quale è praticamente impossibile ottenere buoni riscontri di pubblico.


Solo in un secondo momento, scoperto che il personaggio era stato creato dalla penna di Carlo Lucarelli, iniziai a leggere la sua prima avventura letteraria, "Falange Armata", pubblicata nel 1993, constatando con grande sorpresa che il Coliandro "originario", pur mantenendo il medesimo modo di fare imbranato e pasticcione, mostrava caratteristiche molto più marcate rispetto al suo alter ego televisivo.
Se entrambi si mostrano infatti vittime dei peggiori luoghi comuni e pregiudizi, apparentemente violenti, sessisti e intolleranti verso gli extracomunitari, prendendosela indistintamente sia con rom, lavavetri ai semafori sia con le prostitute che affollano i viali periferici della città, va evidenziato che tali deleteri aspetti risultano essere notevolmente "sfumati" dal registro ironico dell'interpretazione di Giampaolo Morelli.
Si narra che un dirigente RAI, dopo aver letto Il giorno del lupo, altro romanzo con protagonista Coliandro, pubblicato nel 1994, prese il telefono e chiamò l’autore, Carlo Lucarelli.
Gli fece i complimenti e gli propose di realizzarne un adattamento televisivo, un film per la TV. La creazione fu piuttosto rapida. Lucarelli lavorò in coppia con Giampiero Rigosi  e consegnò la sceneggiatura ai registi, i Manetti Bros.
Le riprese vennero effettuate senza particolari intoppi e alla rete il prodotto piacque, tanto da ordinarne altri tre episodi. 
Quando, nel 2004, la prima stagione era ormai confezionata e già venduta all’estero, la RAI decise di rimandarne la messa in onda a data da destinarsi. 
E quando nel 2006 finalmente si decise a trasmetterlo, L’ispettore Coliandro venne inserito nel palinsesto estivo, ad agosto, quando praticamente nessuno guarda la televisione. 
Forse con la speranza che il prodotto passasse in secondo o addirittura terzo piano.
E invece… Il personaggio creato da Lucarelli ebbe un successo inaspettatamente strepitoso tanto da indurre la RAI a progettare una seconda e una terza stagione.


Nel 2009 la dirigenza RAI ci riprovò cancellando la produzione della quarta stagione adducendo a un problema di budget ma en presto fu costretta a fare retromarcia a causa della forte protesta del pubblico. Vennero così mandati in onda soltanto i due episodi già prodotti in coda alla terza.
Secondo voci di corridoio non si trattò di un problema di soldi quanto, piuttosto, di pressioni ricevute addirittura dai vertici delle forze di polizia che ritenevano l’ispettore Coliandro “poco rappresentativo“.
Eppure, a sostenere il personaggio interpretato da Giampaolo Morelli, furono proprio agenti di polizia comuni che sfruttarono le pagine dei social per cercare di creare una intensa e martellante protesta. Protesta che, come detto, ottenne un inaspettato successo: la RAI fece retromarcia e mandò in onda i due episodi già registrati.
Ci vollero altri sei anni, però, perché uscisse la quinta stagione. Nel 2016 vennero trasmessi sei episodi, così come nel 2017 mentre nel 2018 si tornò alla visione di quattro, come agli inizi. Quattro sono anche quelli usciti nel 2021 per l’ottava stagione, al momento l’ultima.

Carlo Lucarelli definisce la sua creatura come un antieroe. Quando, nei primi anni Novanta, inizia a scrivere lo fa per raccontare un periodo molto buio e violento della storia italiana. In particolare della sua regione natale, l’Emilia Romagna, vittima della Banda della Uno Bianca. Per farlo ha bisogno di un personaggio forte, spigoloso, capace di sopportare il peso di una situazione altamente drammatica. Più scrive, però, più si rende conto che il suo personaggio è violento, eccessivo, pieno di pregiudizi. Sembra addirittura parte integrante del sistema che, invece, vuole combattere. Così decide di prenderlo in giro. Di estremizzarlo, di metterlo alla berlina, renderlo ridicolo. Riuscendoci perfettamente.
Coliandro è molto italiano. 
Ci rappresenta. Perennemente convinto di esser sottovalutato, colpito dalla sfiga, incapace di eseguire gli ordini e molto fantasioso nell’interpretarli, il personaggio di Lucarelli mette in scena molte delle nostre caratteristiche in maniera un po’ fantozziana. Succedono tutte a lui, insomma. Eppure, pur non capendoci molto, è dotato di ottimo fiuto ed è testardo, buono, fondamentalmente onesto. Sa quello che va fatto e quello che non va fatto anche se le motivazioni, a volte, lasciano a desiderare.
Razzista, volgare, sessista, vigliacco, incarna la mediocrità. Eppure piace. 
Anzi, forse proprio per questo ha così successo. 
Perché non è patinato, incassa cazzotti, viene bullizzato costantemente. E, come nei suoi film preferiti, non si abbatte mai anche se le ferite lo tormentano.
Coliandro non è l’eroe ma, come dice una delle sue tante conquiste che regolarmente lo scaricano a fine puntata, non solo è meglio di quel che sembra ma è anche meglio di quello che vorrebbe essere.








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