giovedì 21 novembre 2024

Io accuso


Io accuso lo Stato italiano di inettitudine. 

Io accuso i governi, di destra e di sinistra, di aver tradito Giulio Regeni, di aver calpestato la sua memoria e abbandonato la sua famiglia in una lotta solitaria contro il silenzio e la complicità internazionale. 
Io accuso l’intera classe politica di un fallimento colossale, manifesto nell’incapacità di ottenere verità e giustizia per l’assassinio di un giovane cittadino italiano torturato e ucciso in Egitto.  

Giulio Regeni, ricercatore friulano di 28 anni, è scomparso il 25 gennaio 2016 al Cairo. Il suo corpo martoriato è stato trovato il 3 febbraio sul ciglio di una strada: segni di torture atroci testimoniavano un’esecuzione pianificata e spietata. 
Da quel momento, l’Egitto ha intrapreso una sistematica opera di depistaggio, offrendo versioni contraddittorie, ostacolando le indagini e proteggendo i responsabili, presumibilmente membri dei servizi di sicurezza egiziani.  
Di fronte a questa evidenza, l’Italia ha vacillato. Dopo un iniziale richiamo dell’ambasciatore a Roma nel 2016, la pressione diplomatica si è dissolta. 
Nel 2017, l’ambasciatore è stato rimandato al Cairo con la giustificazione debole della "necessità di dialogo" e da allora, l’Italia ha ripreso pienamente i rapporti economici e politici con l’Egitto, ignorando deliberatamente il grido di giustizia della famiglia Regeni e della società civile oppure, il che è ancor peggio, annunciando future azioni diplomatiche, alle quali in realtà non è mai stato dato seguito.

Io accuso lo Stato italiano di aver anteposto gli interessi economici alla vita e alla dignità di un suo cittadino. 

L’Egitto è un partner strategico per l’Italia: l’ENI, gigante dell’energia, ha enormi interessi nel giacimento di gas Zohr, il più grande del Mediterraneo. 
Il commercio di armi e i rapporti commerciali con il regime di Al-Sisi è continuato senza sosta. Tra il 2016 e il 2020, l’Italia ha esportato verso l'Egitto armi per centinaia di milioni di euro, inclusa la vendita di fregate militari. 
Questo flusso di affari dimostra una realtà incontrovertibile: la vita di Giulio Regeni è stata sacrificata sull’altare del profitto.  

Io accuso la politica estera italiana di debolezza e incoerenza. 
Il caso Regeni è solo uno dei tanti episodi che dimostrano l’incapacità dell’Italia di agire con fermezza sulla scena internazionale. La mancanza di una linea comune e di una strategia chiara ha reso lo Stato italiano un attore irrilevante, incapace di difendere i propri cittadini e di far valere i propri principi.  
Invece di condannare con forza il regime di Al-Sisi, l’Italia ha scelto la via della compiacenza. Non sono stati imposte sanzioni, né è stata sollevata la questione nei forum internazionali con la determinazione necessaria. Le richieste di verità e giustizia si sono ridotte a dichiarazioni formali, prive di seguito concreto.   

Io accuso tutti i governi italiani succedutisi dal 2016 a oggi di corresponsabilità in questo fallimento.
Né i governi di centro-sinistra né quelli di centro-destra hanno dimostrato il coraggio politico di rompere i legami con un regime che si è macchiato di un crimine orrendo contro un nostro concittadino.  
Nè il governo Renzi, sotto il quale è avvenuta la tragedia, nè quelli successivi, da Gentiloni a Conte, fino a Draghi e Meloni, hanno saputo e voluto mantenere la pressione, preferendo invece proseguire una politica di subordinazione agli interessi economici e geopolitici, dimenticando l’obbligo morale di ottenere giustizia per Giulio Regeni.  

Io accuso anche noi tutti, cittadini italiani, di aver permesso che ciò accadesse. 
Abbiamo accettato in silenzio che i diritti e la dignità fossero messi in secondo piano. Le mobilitazioni iniziali sono state importanti, ma insufficienti. La pressione dell’opinione pubblica si è affievolita, consentendo ai nostri governi di agire senza rendere conto.  
Giulio Regeni, suo malgrado, è diventato il simbolo di uno Stato che non protegge i propri cittadini, che non sa difendere i suoi valori fondamentali. 
La sua morte è una ferita aperta, un monito doloroso dell’inettitudine e della mancanza di coraggio che caratterizzano la politica estera italiana.  

Io accuso lo Stato italiano di aver tradito Giulio Regeni. 
Non c’è giustizia, non c’è verità, non c’è dignità. 
C’è solo il silenzio assordante di chi ha scelto di voltarsi dall’altra parte.  

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