DISCO DEL MESE
The Necks - Disquiet
Con Disquiet, i The Necks tornano a esplorare quella sottile linea di confine tra improvvisazione e composizione, tra ordine e caos, che da sempre rappresenta la loro cifra più riconoscibile. Il trio australiano — Chris Abrahams, Lloyd Swanton e Tony Buck — costruisce un paesaggio sonoro ipnotico, in cui ogni dettaglio emerge lentamente, come una forma che affiora da un sogno. Le trame di pianoforte, basso e percussioni si rincorrono e si dissolvono in un continuum che respira, cresce e si trasforma senza fretta, fino a toccare una tensione quasi cosmica.
Disquiet è un titolo che dice molto: un’inquietudine sottile, mai esplosiva, attraversa tutto il disco. È un suono che si muove come una corrente sotterranea, che inquieta senza spiegare, che invita all’ascolto profondo e alla resa. In un’epoca di musica immediata e distratta, i The Necks ricordano che il silenzio e l’attesa sono ancora parte essenziale dell’esperienza sonora.
Un lavoro ipnotico, austero, ma anche sorprendentemente emotivo: Disquiet è la prova che l’avanguardia può ancora commuovere.
ALTRI ASCOLTI
Si passa dalla trance rituale di Širom all’elettronica fluttuante dei The Orb, dall’energia urbana dei Maruja alla meditazione folk di Silverio. È una playlist che invita a esplorare territori sonori diversi, stimolando sia la mente sia le emozioni.
Sirom - In the wind of night, hard fallen incantations whisper
Questo album è un viaggio immersivo nella musica folk più sperimentale. Le trame sonore si muovono lentamente, quasi come un fiume che scava il proprio letto, e ogni strumento aggiunge colore e profondità. È un ascolto che richiede attenzione e pazienza, ma che ripaga con una sensazione di trance meditativa. Per chi ama perdersi nei dettagli e nella ritualità del suono, Širom offre un’esperienza quasi sacra.
The Orb - Buddist hipsters
L’ultimo lavoro dei The Orb è un tuffo nell’elettronica psichedelica, capace di mescolare ambient e dub con una leggerezza sorprendente. Alcuni brani sembrano fluttuare nello spazio, altri più concreti ma sempre sorprendenti. È un album che funziona sia come sottofondo ipnotico sia come ascolto attento: un ponte tra il passato pionieristico del gruppo e una curiosità sonora moderna.
Maruja - Pain to power
Qui si entra in un territorio di energia pura e disordine creativo. L’album è aggressivo, frenetico e imprevedibile, con momenti di furia sonora alternati a pause più riflessive. Mi ha colpito la capacità della band di mescolare generi così diversi senza mai perdere coerenza: ascoltarlo è come attraversare una città caotica, rumorosa e vibrante, ma sempre affascinante.
Massimo Silverio - Surtùm
Surtùm è un album più intimo e contemplativo. Massimo Silverio gioca con il folk e il minimalismo in modo delicato, creando paesaggi sonori sospesi e poetici. Non è immediato, ma è capace di lasciare un segno emotivo profondo: sembra la colonna sonora di una natura antica, selvaggia e fragile, dove ogni suono ha peso e significato.





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