martedì 17 settembre 2024

Le mille storie di Napoli/3

Chiesa di Donnaregina vecchia

Quella che raccontiamo oggi è la storia di tre nobildonne napoletane, narrata anche da Matilde Serao, i cui nomi ritroviamo anche nella toponomastica della città in largo Donnaregina, via Donnalbina e vico Donnaromita.
Siamo nel XIV secolo e le tre sorelle, Regina, Albina e Romita, conducono una vita tranquilla tra preghiera e doveri familiari. Il Barone di Toraldo, loro padre e nobile del Sedile del Nilo, essendo vedovo e non avendo figli maschi era molto preoccupato per la discendenza, così chiese e ottenne dal re Roberto d’Angiò che fosse la primogenita a portare avanti il nome della famiglia. 
Matilde Serao nelle sue Leggende Napoletane narra di tre fanciulle bellissime ma molto diverse per fattezze e carattere: la prima, Regina, aveva capelli neri e grandi occhi scuri, era carismatica, intraprendente e si faceva carico di tutte le faccende della famiglia.
Albina, la secondogenita, aveva un incarnato chiarissimo, capelli biondi e occhi azzurri, un carattere dolce e affabile.
La terza infine, Romita, era la più vivace, aveva ricci capelli color miele e occhi verde smeraldo.
Rimaste orfane, le tre sorelle si diedero da fare, aiutandosi a vicenda e compensando ciascuna le mancanze dell’altra in un clima armonioso e sereno. 
A interrompere la loro quiete fu l’arrivo di una lettera da parte del re che, rispettando le ultime volontà del Barone, prometteva Donna Regina in sposa al cavaliere Don Filippo Capece. 
Questi era un nobiluomo galante e di bell’aspetto, molto ambito a corte ma, nonostante ciò, Regina non accolse con piacere la notizia.  E nel confessare la propria preoccupazione alle sorelle, scoprì che proprio Albina e Romita erano perdutamente innamorate dell’uomo che di lì a poco sarebbe divenuto suo sposo. 
Dinanzi a questa verità, tra l’imbarazzo e lo stupore, le tre giovani donne si separarono in casa e un’atmosfera di inimicizia e rancori calò sul palazzo.
Dopo giorni d’angoscia le due sorelle minori tornarono da Regina e le comunicarono la loro volontà: vista l’impossibilità di sposare l’uomo amato, avevano deciso di prendere il velo e di fondare ciascuna un monastero con la propria eredità. 
Regina, dopo aver ascoltato le sorelle, raccontò che, benché innamorata, non poteva sposare Don Filippo perché egli sembrava preferire la più piccola della famiglia: così anche lei decise di abbracciare la vita spirituale e di fondare un monastero in suo nome, mettendo fine a ogni dissidio familiare e, in realtà, alla stessa stirpe dei Toraldo.
La leggenda vuole che i fantasmi di Regina, Albina e Romita vaghino ogni notte nel centro storico di Napoli, tra i vicoli che portano i loro nomi, sperando di poter incrociare lo sguardo dell’uomo che da secoli, tutte e tre, ancora amano.
Sempre secondo la leggenda, Donna Regina avrebbe fondato il proprio ordine presso la Chiesa di Donnaregina Vecchia, il complesso monumentale più antico di Napoli che oggi ospita il Museo Diocesano, mentre Donna Albina avrebbe dato vita al proprio ordine monastico presso la Chiesa di Santa Maria Donnalbina, in zona Monteoliveto.

Santa Maria Donnalbina

Donna Romita avrebbe invece fondato il proprio ordine nella Chiesa di Santa Maria Donnaromita, oggi sconsacrata.

Santa Maria Donnaromita


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