giovedì 31 ottobre 2024

Il mio amico Eric



Eric Cantona è molto più di un nome nel calcio. 
È l'incarnazione della ribellione e dell'anticonformismo che per decenni hanno dominato la cultura popolare. Celebre per le sue gesta sul campo, tanto quanto per le sue provocazioni al di fuori di esso, Cantona è riuscito a lasciare un'impronta indelebile nel calcio mondiale, trasformando il suo ruolo in qualcosa che andava oltre il semplice gioco. 
Ha sfidato le norme, infranto le convenzioni e ha vissuto ogni momento con una passione incontrollabile, suscitando amore e odio con la stessa intensità. La sua è una storia di talento, carisma e, soprattutto, audacia.
Eric Cantona nasce a Marsiglia il 24 maggio 1966. La sua infanzia nel sud della Francia fu fortemente influenzata da un mix culturale che vedeva intrecciarsi origini italiane e spagnole, due radici che avrebbero contribuito a formare il carattere forte e fiero che lo avrebbe poi contraddistinto in campo e nella vita. Fin da giovane, Cantona mostrò un talento innato per il calcio, ma anche una personalità irruenta che lo avrebbe accompagnato per tutta la carriera.
Il suo percorso nel calcio professionistico inizia con l’Auxerre, squadra con cui debutta nel 1983. Sin da subito, i suoi gesti tecnici catturano l’attenzione, ma è la sua indole aggressiva a emergere prepotentemente. 
In un’epoca in cui i calciatori erano spesso moderati e rispettosi delle gerarchie, Cantona faceva già parlare di sé per la sua irriverenza e il suo disprezzo per l'autorità. Tuttavia, la sua carriera subisce delle frenate a causa della sua stessa natura: episodi di indisciplina e conflitti con allenatori e dirigenti diventano frequenti, gettando ombre su un talento che sembrava destinato a raggiungere il successo assoluto.
Dopo una serie di trasferimenti turbolenti tra il Marsiglia, il Bordeaux e il Nîmes, Cantona decide di lasciare la Francia. In patria, infatti, le sue intemperanze gli hanno causato non pochi problemi, tanto che molti club faticano a trovare un accordo per ingaggiarlo. 
Nonostante le sue doti innegabili, la sua attitudine impetuosa non passa inosservata. Nel 1991, dopo l’ennesimo scontro con la federazione francese, Cantona si ritira momentaneamente dal calcio, una decisione che sembrava segnarne il destino.
Ma proprio mentre sembrava che il talento di Cantona stesse per essere sprecato, il suo destino cambia grazie all'intervento di Michel Platini, che suggerì a Eric di cercare fortuna in Inghilterra, dove il calcio era terreno fertile per personalità anticonformiste. 
Così, nel 1992, Eric Cantona approda al Leeds United e lascia immediatamente il segno. Il suo carisma sul campo e la capacità di galvanizzare i compagni diventano evidenti fin dai primi match, e con lui in squadra, il Leeds vince il campionato inglese, un’impresa che getta le basi per ciò che verrà.


Se Cantona divenne una leggenda, fu grazie al Manchester United. Trasferitosi nel club alla fine del 1992, inizia la sua stagione più iconica sotto la guida di Sir Alex Ferguson, un altro personaggio dal carattere forte, che però riesce a incanalare la potenza di Cantona in modo produttivo. Ferguson vede in lui un leader, un uomo capace di ispirare i compagni e di trainare la squadra verso il successo. Con Cantona in campo, il Manchester United diventa una delle squadre più dominanti del decennio, portando a casa quattro titoli di Premier League in cinque anni.
Le prestazioni di Cantona sono eccezionali: con il suo stile elegante, il tocco raffinato e i colpi spettacolari, incarna l’essenza del calcio offensivo e spettacolare. Il numero 7 sulle spalle diventa iconico, e l'attaccante francese si trasforma in un simbolo di passione e determinazione. Ma Cantona non è solo tecnica e gol: è un maestro nel provocare gli avversari, nel dominare mentalmente il campo, rendendo le sue partite veri e propri spettacoli. Tra i suoi colpi di genio, spiccano gol memorabili, come il celebre pallonetto contro il Sunderland, che resterà impresso nella storia del calcio come uno dei momenti più esaltanti.



Ma il genio di Cantona era sempre accompagnato dalla sua natura turbolenta, che sfociò in uno degli episodi più controversi nella storia della Premier League: il celebre “kung-fu kick”
Il 25 gennaio 1995, durante una partita contro il Crystal Palace, Eric, dopo essere stato fatto oggetto di falli e provocazioni da parte dei difensori avversari, viene espulso per un fallo di reazione e, mentre lascia il campo, un tifoso avversario lo insulta dalla tribuna. 
Eric reagisce d’istinto e si lancia su di lui con un calcio da arti marziali, atto che segnerà per sempre la sua carriera.


L’episodio diventa immediatamente un caso mediatico. La stampa inglese si divide: c’è chi condanna Cantona e chi lo difende, vedendo in lui una vittima della provocazione. 
Per Cantona, quel calcio era un’espressione del suo disprezzo per un mondo che non comprendeva e non accettava il suo modo di essere. Fu sospeso per nove mesi e multato, fu condannato per aggressione e trascorse due settimane in carcere, ma il suo ritorno in campo, un anno dopo, fu accolto con un entusiasmo ancora maggiore dai tifosi del Manchester United, che vedevano in lui un simbolo di resistenza alle convenzioni e alla mediocrità.
Durante una conferenza stampa successiva all'accaduto, alla marea di giornalisti che lo tempestavano di domande Cantona rispose: "Quando i gabbiani seguono il peschereccio, è perché pensano che le sardine saranno gettate in mare".
Solo di recente, intervistato da una tv francese ed invitato a spiegare il senso di quella frase, Eric ha precisato: "Volevano che parlassi con la stampa, ho parlato. Chi se ne frega se la frase avesse un senso. È stata la mia rivincita, cercavano tutti di trovare un significato e tutti mi hanno chiesto di spiegare e io non ho detto nulla".
Cantona non è mai stato solo un calciatore. La sua personalità complessa lo ha portato a esplorare vari aspetti della vita e dell'arte. Una volta ritiratosi dal calcio, decise di intraprendere una carriera nel cinema, apparendo in vari film e guadagnando anche una certa notorietà come attore. 
Forse il ruolo più iconico è stato in Looking for Eric di Ken Loach, un film in cui interpreta se stesso, diventando una sorta di guida spirituale per un fan in crisi. Cantona si dedica anche alla poesia e all'arte, vivendo con la stessa intensità che lo aveva caratterizzato sul campo.


La figura di Cantona è così diventata quella di un anti-eroe, una sorta di poeta maledetto del calcio, capace di incantare e scuotere le coscienze. Nonostante la sua carriera sia stata punteggiata da scandali e scontri, Cantona è rimasto fedele a se stesso, senza mai rinunciare alla propria libertà e alla propria autenticità. Il suo disprezzo per le convenzioni e il rifiuto di conformarsi ai canoni imposti dal mondo sportivo hanno fatto di lui un simbolo per chi cerca di vivere al di fuori degli schemi.
Il calcio moderno, per quanto sofisticato, ha poche figure capaci di incarnare lo spirito ribelle e indipendente di Eric Cantona. La sua eredità va oltre i trofei e i gol: ha trasformato il modo di pensare il calcio, dimostrando che un giocatore può essere tanto un artista quanto un atleta. La sua influenza è evidente non solo nella cultura calcistica ma anche nella cultura popolare in senso più ampio. 
Per i tifosi dello United, Cantona non è solo un ex giocatore, è una leggenda, un'icona di ciò che significa amare il calcio con passione e senza compromessi.
In un’epoca in cui i calciatori sono spesso controllati e plasmati dai loro agenti e dai brand, Cantona resta un ricordo vivente di un calcio più genuino, dove le emozioni erano reali e l'unicità veniva celebrata. La sua voce, il suo stile e il suo coraggio rimangono una fonte d'ispirazione per tutti coloro che, dentro e fuori dal campo, vogliono vivere con autenticità e intensità.

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