"Se qualcuno ci avesse detto “qui ci starebbe bene una balalaika” avremmo risposto “portateci subito una balalaika, la balalaika più grossa che trovate!”.
La frase è di Joe Strummer, e retrospettivamente spiega benissimo l’atteggiamento dei Clash nel momento in cui si mettono all’opera su Sandinista!, disco al cui interno c’è tutto: la sete di sperimentazione, la convinzione di chi pensa di poter fare e suonare qualunque cosa, anche se magari non ne è in grado, la vocazione all’internazionalismo musicale oltre che a quello politico.
Sandinista! racchiude tutte queste antinomie, ed è anche per questo che a distanza di quarant’anni esatti dalla sua uscita, questo album rappresenta ancora un oggetto misterioso: monumentale, dispersivo, anticipatore, auto-indulgente, visionario, incoerente e così via.
Pubblicato nel Dicembre 1980, nella settimana in cui avvenne l'assassinio di John Lennon, l'album si presentò come l’album rosso dei Clash, disco guerrigliero e rivoluzionario che nasce dalla rabbia del popolo oppresso del Nicaragua e cresce in un nuovo calderone di musiche che parlano i linguaggi più diversi, nel quale, accanto al valzer barocco di “Rebel Waltz”, troviamo il reggae caldo e politicizzato di “One More Time”.
Nasce quella che di lì a qualche anno, verrà chiamata "patchanka", territorio senza identità che si gode il sole cosmopolita e totale di una musica che non vuole saperne di etichette e regole prestabilite.
Basta mettere il primo disco sul piatto e andare con ordine per rendersene immediatamente conto.
“The Magnificent Seven” apre le danze con un bagno profondo nel funk e nel rap dei sobborghi, seguito dall’irresistibile ode alla vecchia Motown di “Hitsville Uk”.
Già leggermente frastornati, veniamo incalzati dal reggae di “Junco Partner”, dallo scatenato r&b elettronico di “Ivan Meets G.I. Joe” e dal rockabilly galoppante di “The Leader”.
Canzoni come
“Something About England”, “Look Here”, “Broadway”, stanno a dimostrare che i Clash brutti, sporchi e cattivi sono solo un ricordo, evocato solo dalle pur notevoli "Somebody got murdered" e "Police on my back".
“Tutti quei giovani nel corso dei secoli, hanno marciato allegri verso la morte, uomini politici osservavano orgogliosi, con le lacrime agli occhi”: quando parte lo ska-reggae di “The Call Up” non si può più pensare che i Clash siano soltanto una band di rock and roll.
Tale abbondanza di stili ha però come diretta conseguenza una marcata disomogeneità dell'album, presente soprattutto nel materiale derivante dalle manipolazioni di studio, come nei dub "One more dub", Version Pardner", e più di tutto nell'inutile "Career Opportunities", cantata da un coro di bambini.
Se London Calling preferiva il martellare sinistro e apocalittico, Sandinista! vira verso il terzomondismo con la giga di “Lose This Skin” realizzando, ancora una volta, qualcosa di nuovo e di assolutamente elettrizzante.
Il triplo Sandinista! spiazza completamente l'ambiente del giornalismo musicale inglese, evidentemente non avvezzo a recensire una magniloquenza sonora di questo calibro, tanto che buona parte delle testate esprime critiche ferocissime.
A fronte di ciò, l'album viene maggiormente apprezzato negli Stati Uniti, che ne trascinano le vendite, a dispetto del disinteresse della CBS nel promuoverlo.
I rapporti all'interno del gruppo iniziano però a deteriorarsi, con Joe e Mick che iniziano ad avere alcuni screzi a causa di un atteggiamento troppo pignolo da “rockstar” di Jones.
E’ solo l’inizio… della fine.
I Clash a Parigi - 1981 |
L’equilibrio perfetto in seno al gruppo inizia, così, ad incrinarsi, ma la questione non sembra fermare i quattro che tornano in tour con la solita verve incendiaria. I Clash, alloggiati all’Iroquois Hotel, si immergono nella frenesia vitale di New York, tenendo due settimane di concerti al Bond’s di Times Square con i Grandmaster Flash in qualità di supporter. I biglietti vengono venduti alla velocità della luce e, quando la polizia dichiara la location inagibile a causa delle eccessive richieste, si verificano violenti scontri tra questa e decine di fan imbufaliti.
La “phoney beatlemania” ha lasciato il posto a Strummer e soci che, negli Stati Uniti, affermano ancora di più la loro immagine pubblica anche grazie a numerosi passaggi televisivi e al documentario di Don Letts, “Clash On Broadway”. E’ una fama che nessun gruppo storico del punk ha raggiunto finora e che estende l’eco della band in tutto il mondo.
Il successo dei Clash, tuttavia, viene minato seriamente dal ricovero in clinica del batterista Topper Headon che provoca numerose interruzioni alle registrazioni dell’album che dovrà succedere a Sandinista!
Joe Strummer, per questo nuovo album vuole un deciso ritorno sonoro alle origini, cioè di far riaffiorare la vecchia anima della band, approssimativa e viscerale.
Mick Jones, al contrario, è fermamente intenzionato a proseguire la strada sperimentale del precedente album.
I vecchi gemelli del punk sono, ormai, divisi e vedono la realtà intorno ai Clash in maniera del tutto diverse. Più Mick cerca di dare al gruppo un’identità musicale unica nel suo genere, maggiori sono le pretese filosofiche di Joe, orientate verso una politica forte e utopica, abbinata a un sound nuovamente grezzo e diretto.
Questi Clash chiusi in se stessi continuano comunque a registrare il nuovo album agli Electric Ladyland, insieme al poeta beat Allen Ginsberg, ma devono fare i conti nuovamente con la bomba all’eroina Topper Headon, che viene arrestato all’aeroporto di Heathrow a dicembre.
I Clash, ormai, non possono fermare l’inevitabilità del loro destino. Topper Headon, incapace di proseguire l’attività dal vivo, è costretto a lasciare la band alla metà del nuovo anno. Il batterista ricorda: “Mi ero perso, ero un grande fan di Keith Moon e lo avevo preso alla lettera: vivi rapido, muori giovane”.
E’ Strummer che prende la sofferta decisione di licenziare Topper, dichiarando in seguito: “Era impossibile continuare in quella situazione. Come potevo scrivere testi contro la droga quando c’era lui dietro di me, completamente fatto?”.
L’estro di Headon, tuttavia, riesce a compiere l’ultimo sforzo nel rispondere all’appello finale delle nuove registrazioni in studio e completa il suo lavoro prima di dare l’addio ai vecchi compagni d’avventura.
(3 - continua)
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