martedì 3 settembre 2024

Qualcuno era Comunista - Storia di un busto nella Bassa Padana


Questa è una storia che viene da lontano, da un tempo e un mondo che non esistono più, e di cui solo pochi conservano la memoria.
In Italia esistono solo due monumenti dedicati a Vladimir Ilic Ulianov, cioè a Lenin, collocati più o meno nella stessa epoca, ma con storie molto diverse.
Uno si trova a Capri, dove Lenin fu ospite due volte di Maksim Gorkij tra il 1908 e il 1910, per discutere con i membri della Scuola di propaganda per il socialismo internazionale. 
Celebre la serie fotografica della sua partita a scacchi con Alexander Bogdanov sulla terrazza di Villa Blaesus, oggi Villa Krupp. 
La scultura, opera di Giacomo Manzù, è composta da tre blocchi di marmo che poggiano su una base di granito rosso; su uno dei blocchi c’è una effige del leader bolscevico con la scritta «Lenin a Capri».  Nell’autunno 1997 e nell’estate 2002 si è proposto di abbatterla, ma è prevalsa la tesi della conservazione. Nel novembre 2014 è stata però imbrattata di vernice nera. Nel 2018 l’area è stata ristrutturata e riaperta al pubblico, in corrispondenza con l’uscita del film di Mario Martone Capri-Revolution, ambientato nell’isola di inizio secolo.


Il secondo monumento, quello che ci interessa direttamente, si trova in un piccolo paese della provincia di Reggio Emilia, Cavriago, dove Lenin non è mai stato, diventandone ciononostante un simbolo identitario del luogo.


Posto a meno di dieci km a sudovest del capoluogo, Cavriago è un Comune che all’Unità d’Italia conta poco più di 3.000 abitanti, una povera economia contadina e una solida fede socialista.
Il 10 luglio 1887 tiene a Cavriago uno dei suoi primi comizi Camillo Prampolini, padre del socialismo reggiano, mentre nei mesi successivi sorge in paese la prima cooperativa di lavoro, quella dei braccianti.
Dopo le repressioni di fine secolo, il socialismo locale si riorganizza, sino a conquistare il Comune con le elezioni del 1908, iniziando così una nuova fase politica, caratterizzata dall'istituzione del macello pubblico, della cassa rurale, dell’asilo comunale; nel 1910 vi arriva il cinema; nel 1911 il telefono; nel 1913 l’acqua potabile.
Nel 1917 arriva la duplice rivoluzione russa: dopo quella di febbraio, l'allora sindaco Arduini invia un plauso "al popolo russo che vuole redimersi dalla schiavitù"; dopo quella di ottobre, anche nel reggiano, finora dominato dal riformismo, compare una componente massimalista, che guarda con entusiasmo all’esempio bolscevico.
Il 6 gennaio 1918 nel circolo cavriaghese del Partito Socialista Italiano era in atto il dibattito interno tra la corrente riformista di Cesare Arduini e quella massimalista dei bolscevichi Domenico Cavecchi e Domenico Bonilauri, le cui idee prevalsero.
Il piccolo circolo politico approvò così una mozione a sostegno del giornale socialista Avanti! e del suo direttore "per l'incessante lotta che continuamente combattono per il trionfo dell'intransigenza assoluta e di approvazione del programma degli spartachisti tedeschi e il programma del Soviet di Russia e plaudono il suo capo Lenin per l'instancabile opera che sostiene contro i reazionari sostenitori dell'imperialismo"
Questa notizia venne pubblicata sull'Avanti!, organo del Partito Socialista, e una copia del giornale venne spedita anche in Unione Sovietica.
E qui la nostra storia assume toni quantomeno inaspettati, visto che quella copia finisce nelle mani di Lenin il quale, il 6 marzo 1919, durante il primo congresso della Terza Internazionale Comunista organizzato a Mosca, esaltò l'iniziativa dei compagni cavriaghesi, con le seguenti parole:

"Compagni, si tenta di isolarci dal resto del mondo in modo tale che noi riceviamo i giornali socialisti degli altri Paesi come una grande rarità. Come una rarità ci è pervenuto un numero del giornale socialista Avanti!. Vi leggo una corrispondenza sulla vita del partito da una località chiamata Cavriago – un piccolo paese, evidentemente, perché non si trova sulla carta geografica – e vedo che gli operai, dopo essersi riuniti, hanno approvato una risoluzione in cui si esprime simpatia al giornale per la sua intransigenza e dichiara di approvare gli spartachisti tedeschi. Ebbene, quando leggiamo una tale risoluzione di una qualsiasi sperduta Pošechon'e italiana, possiamo dire a buon diritto che le masse italiane sono per noi, che le masse italiane hanno capito cosa sono i socialisti russi."

Il 6 settembre 1921 il consiglio comunale di Cavriago, a maggioranza comunista, approvò una deliberazione per donare alla causa sovietica una cospicua somma di denaro per l'epoca.
Dilagavano ormai le violenze delle squadre fasciste, indirizzate soprattutto contro gli amministratori del comune di Cavriago che, di lì a poco, si videro costretti a rassegnare le dimissioni e a consegnare il comune al nascente regime.
Intanto in Russia gli operai della fabbrica di treni di Lugansk decidono di omaggiare Lenin ancora in vita e, dopo aver recuperato una figura ridotta a Charkov, ne affidano la copia al modellista Ivan Petrovich Borunov. 
Il busto disegnato da Borunov viene poi inaugurato il 1° maggio 1922 e collocato davanti alla fabbrica su una base di legno. Nel gennaio 1924, alla morte di Lenin, il busto viene spostato sulla piazza principale della città, che dall’ottobre 1922 era dedicata alla Rivoluzione.

Particolare dell'iscrizione del 1922 con il nome della fabbrica dove è stato realizzato il busto. (ЛУГАНСКИЙ ГОСУДАРСТВЕННЫЙ ПАРОВОЗОНТЕЛНЫЙ ЗАВОД - 1922 г. Fabbrica statale di locomotive di Lugansk - anno 1922)

Nel 1930 il Comitato esecutivo di Lugansk commissiona la progettazione di un nuovo monumento alla sezione scultorea della Società degli artisti di Mosca (OMH), stanziando 80 mila rubli. Nel 1932, il busto di Lenin viene trasferito presso l'edificio del Comitato cittadino del Partito Comunista dell’Ucraina, mentre sulla piazza viene collocato un altro monumento, opera di un altro artista.
Nel 1941, l'Unione Sovietica viene invasa dalle truppe tedesche, supportate anche dagli italiani dell'Armir, comprendente anche la VI Centuria della Milizia che, il 22 Luglio 1942, asporta il busto come bottino di guerra, riuscendo a preservarlo durante la ritirata e a portarlo in Italia.
Il busto, collocato presso l'Armeria delle prede belliche, viene poi esposto nella terza edizione della Mostra della rivoluzione fascista, inaugurata a Valle Giulia, mostra che rappresentava il principale evento espositivo dell’Italia fascista e che dedicava molto spazio alla guerra e alla raffigurazione del nemico.
Circa la sorte successiva del busto, restano numerose incertezze: in alcuni articoli a stampa si parla del suo recupero da parte di un gruppo di partigiani toscani, ma non ci sono documenti che lo accertino. Sicuramente dopo la fine della guerra è rinvenuto nei fondi della Galleria nazionale d’Arte moderna di Roma e restituito all’ambasciata sovietica di via Gaeta.


Termina la guerra e arriviamo al 1970 quando, in previsione del gemellaggio fra la cittadina di Bendery e Cavriago, i sovietici decidono di omaggiare gli emiliani con una statua del leader bolscevico, una grande testa fatta unicamente di scagliola bianca, che viene tempestivamente inviata a Roma in febbraio.
Intanto il Comune di Cavriago il 13 marzo 1970 avvia le celebrazioni per il centenario della nascita di Lenin alla presenza di una delegazione sovietica e l’8 aprile gli dedica la piazza antistante il campo sportivo.
Si pone tuttavia il problema di come recuperare la suddetta testa di Lenin a Roma. 
Vengono a tale scopo mandati a Roma, con un camioncino delle Latterie Riunite, due incaricati del comune, uno dei quali a in gradi di comprendere e parlare il russo, che però, una volta giunti presso l'ambasciata sovietica,  si accorgono che la scultura inviata è troppo grande per essere trasportata, e anche troppo brutta per ornare la loro piazza. 
Nel giardino dell’ambasciata vedono però il busto bronzeo di Borunov e, constatata la sua maggiore idoneità, negoziano con i funzionari per prendersi quello e, abbastanza incredibilmente, ci riescono.

Inaugurazione del busto di Lenin a Cavriago - 17 Aprile 1970

Il 17 aprile 1970, alla presenza di delegati russi, dell'ambasciatore Nikita Rykov, del segretario generale dell’Associazione Italia-Urss Leone Kapalet e del senatore comunista Gelasio Adamoli, il sindaco di Cavriago Renzo Bonazzi inaugura l'opera al cui svelamento i delegati di Bendery hanno un sussulto e provano a reclamare, ma il suono dell’Internazionale e, molto probabilmente, le ricche libagioni fanno passare in secondo piano il dettaglio.

Ovviamente non mancano gli scontenti, né le polemiche. ll busto stesso subisce vari atti di vandalismo, il più grave il 24 aprile 1977, quando viene minato e divelto. A questo punto il Comune decide di spostare l’originale, che viene sistemato prima nella sede del Pci e poi nell’atrio della Biblioteca comunale in piazza Zanti, e di esporre una copia fedele fissandola su un plinto di cemento ancorato a cinque metri di profondità.
Il legame con l’Urss si mantiene forte per tutti gli anni Ottanta, tanto che il 20 agosto 1988 la partigiana cavriaghese Rosina Becchi venga insignita dal presidente del Soviet supremo Andrej Gromiko dell’Ordine di prima categoria della guerra patria "per la coraggiosa lotta contro il fascismo e per l’aiuto dato ai soldati sovietici fuggiti dai campi di concentramento nazifascisti".

Il busto e la sua storia riemergono nel 2017, in occasione del Centenario della Rivoluzione, fase in cui le polemiche sulla figura di Lenin si riaccendono: da una parte la sua definitiva condanna come archetipo del totalitarismo novecentesco, e dall’altra il tentativo di recuperarlo come anticipatore del postmoderno libertario.
Si riaccendono gli attacchi e le polemiche: nel 2019 l'attuale presidente del Senato Ignazio La Russa arriva a Cavriago per lamentare che in Italia si tenga in piedi un busto di Lenin e non si voglia intitolare una via ad Almirante, mentre pochi mesi dopo, Matteo Salvini chiama in causa Cavriago sulla televisione nazionale per orientare gli elettori emiliani.


Il busto oggi è ancora lì, forse ormai privo della sua originaria dimensione ideologica, ma sicuramente simbolo di un'identità, quella sì orgogliosamente politica e che si tramanda nel tempo.


Un ringraziamento va a Angelo Zinna e Eleonora Sacco, autori dello splendido podcast "Kult" (https://open.spotify.com/show/6puPV04hirMRsZ33UFZXdt?si=0f6fedd542dd495b) così come agli Offlaga Disco Pax che, nel loro pezzo "Piccola Pietroburgo", citano esplicitamente Cavriago e la sia storia.







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