lunedì 21 luglio 2025

Luglio


Luglio è mese di partenze e ritorni, di attese e rivelazioni. E anche se l’estate invita al disimpegno, la musica ci ricorda che la profondità può nascondersi proprio nei dettagli più quieti. Quattro dischi, quattro mondi diversi ma accomunati da una visione autoriale forte: tra ritorni inattesi, collaborazioni luminose e minimalismi incantati, ecco i nostri ascolti imprescindibili del mese.

The Swell Season – Forward

Glen Hansard e Markéta Irglová tornano con Forward dopo oltre un decennio di silenzio. Ed è un ritorno che non chiede permesso, ma che si fa spazio con la delicatezza che li ha sempre contraddistinti. Le armonie sono più mature, il folk più scarno ma più intenso, e le voci, sebbene diverse, trovano di nuovo quella simbiosi magica che aveva reso Once un piccolo miracolo. Forward non è nostalgia: è il racconto di due vite che hanno camminato da sole e ora si ritrovano con più ombre, ma anche con più consapevolezza. 
Un disco che parla piano, ma dice tutto.



Ólafur Arnalds / Talos – A Dawning

Ci sono collaborazioni che sembrano nate in cielo, e A Dawning ne è una prova. L'islandese Ólafur Arnalds e l’irlandese Talos costruiscono un album che è una preghiera laica, un'ode alla luce che filtra dopo la tempesta. Arnalds porta il suo tocco ambient, fatto di delay, silenzi e note sospese; Talos aggiunge voce e malinconia, un lirismo mai eccessivo. Il risultato è un’elegia senza tempo, un album perfetto per le prime ore del giorno o gli ultimi istanti della notte. 
Una colonna sonora per chi cerca ancora qualcosa che somigli all’incanto.




Gina Birch – Trouble

Gina Birch non ha mai smesso di essere pericolosa, e con Trouble lo ribadisce a chiare lettere. Voce delle storiche Raincoats, artista visiva e attivista, Gina firma un album che è un pugno allo status quo. Punk e spoken word, sintetizzatori e ironia, testi che denunciano ma anche ridono. Non c’è nostalgia, ma una vitalità corrosiva che suona sorprendentemente attuale. È l’album di una donna che ha visto tutto e non ha più voglia di fare sconti. Un disco che grida libertà con stile, e che dimostra come l’urgenza possa ancora vestirsi di arte.




Melaine Dalibert /David Sylvian– Vermilion Hours

Melaine Dalibert continua a esplorare le possibilità espressive del pianoforte come pochi altri. In Vermilion Hours, il tempo sembra rallentare fino a diventare materia sonora. Ogni composizione è costruita su algoritmi semplici, ma l’effetto è emozionale, quasi mistico. I silenzi pesano quanto le note, e ogni pausa è parte della narrazione. È musica da ascoltare con attenzione, ma anche da lasciar scorrere in sottofondo, come il vento tra gli alberi. Un’opera che non cerca il colpo di scena, ideale per chi ha capito che il rumore del mondo si combatte con la lentezza.


Questo Luglio ci ha detto che la musica autentica non ha bisogno di urlare per farsi sentire. Che sia il ritorno intimo degli Swell Season, l’eterea alleanza tra Arnalds e Talos, la verve indomabile di Gina Birch o il pianismo rarefatto di Dalibert, il filo comune è la sincerità. Dischi che rifuggono il cinismo della playlist, per offrirci qualcosa che somiglia alla verità. 
In un’epoca che mastica tutto troppo in fretta, questi album vanno gustati lentamente. 
Come un’alba, come un amore che ritorna, come il silenzio che precede una rivelazione.


Nessun commento:

Posta un commento

Magnifiche Ossessioni 7: Il Cacciatore (1978)

Il cacciatore di Michael Cimino è uno dei capolavori più potenti e intensi del cinema americano degli anni ’70. Uscito nel 1978, questo fil...

Archivio