Nato il 5 febbraio 1914 a St. Louis, Missouri, William Seward Burroughs II proveniva da una famiglia benestante.
Il suo nonno, William Seward Burroughs I, inventore di una calculating machine, che ebbe un notevole successo commerciale tra '800 e '900, aveva fondato la Burroughs Adding Machine Company. Nonostante una vita di privilegi, Burroughs si è sempre sentito un outsider, un sentimento che ha plasmato la sua visione del mondo e la sua scrittura.
Burroughs ferquentò la Harvard University, ma la sua vera educazione avvenne al di fuori delle aule accademiche, nei vicoli di New York, Parigi, e Tangeri, dove esplorò i lati oscuri della società. Il suo romanzo più famoso, "Il Pasto Nudo" (1959), è stato un manifesto di ribellione contro il conformismo e la censura.
Tutte le sue opere sono caratterizzate da una visione paranoica della società moderna, una visione in cui il potere è esercitato attraverso la manipolazione e la coercizione piuttosto che con la forza bruta, visione che sfocerà in quella che sarà poi definita Teoria del Controllo.
Per Burroughs, il controllo è una forza insidiosa e onnipresente che permea ogni aspetto della vita quotidiana.
Un elemento centrale della Teoria del Controllo di Burroughs è l'idea che il linguaggio stesso sia una forma di controllo. Burroughs ha spesso descritto il linguaggio come un virus, un parassita che infetta la mente umana e limita la nostra capacità di pensare liberamente. Ne"Il Biglietto che Esplose" (1962), Burroughs scrive:
"Il linguaggio è una malattia infettiva. Ogni volta che apri la bocca e parli, diffondi germi mentali."
Questa concezione radicale del linguaggio riflette la convinzione di Burroughs che le parole possono essere usate per manipolare e controllare le persone. La propaganda, la pubblicità, e persino le conversazioni quotidiane sono mezzi attraverso cui il controllo è esercitato. Burroughs vedeva il controllo come un elemento fondamentale delle strutture sociali e politiche. Nei suoi scritti, ha spesso esplorato il modo in cui le istituzioni - dal governo ai media, alle forze dell'ordine - usano il controllo per mantenere l'ordine e reprimere il dissenso. Nei suoi romanzi, queste istituzioni sono spesso rappresentate come forze oppressive che schiacciano l'individualità e la libertà.
In "Nova Express" (1964), Burroughs immagina una società dominata da una cospirazione globale, dove il controllo è esercitato attraverso la tecnologia e la sorveglianza. Questo romanzo anticipa molte delle preoccupazioni moderne riguardo alla privacy e alla sorveglianza di massa.
Nonostante la sua visione pessimistica, Burroughs credeva nella possibilità di resistere al controllo. Un metodo da lui proposto è il "cut-up", una tecnica letteraria che coinvolge il taglio e la riorganizzazione del testo per creare nuove connessioni e significati. Questo processo di decostruzione del linguaggio è visto come un atto di ribellione contro le strutture di controllo.
La tecnica del cut-up, sviluppata insieme al pittore Brion Gysin, è descritta in "The Third Mind" (1978):
"Quando prendi un testo, lo tagli e lo riorganizzi, stai attaccando la struttura del controllo."
Burroughs credeva che attraverso il cut-up, fosse possibile liberare la mente dalle convenzioni linguistiche e aprire nuove possibilità di percezione e pensiero.
Laurie Anderson, nel suo "Language is a Virus" (1986), Brian Eno con le sue "Oblique Strategies", un mazzo di 100 carte dalle quali, attraverso varie interpolazioni, ricavava la sua musica, sono solo due delle numerose conferme della validità della teoria di Burroughs, che risuona sinistramente ancora oggi, con le odierne preoccupazioni circa la sorveglianza, la manipolazione dei media e il controllo delle informazioni da parte del potere.
Siamo alle prese con un nemico visibile/invisibile, sia esso la Politica, la Religione, l'Economia, un'ideologia che fa a pezzi welfare, diritti, persegue il rinnovamento della Guerra Fredda, elogia machismo, militarismo e soprattutto il mito del successo.
Tutto ciò sembra rimandarci a un vecchio film di John Carpenter, "Essi Vivono" (1988), nel quale il protagonista, grazie a speciali occhiali, è l'unico a vedere che tutti quelli che occupano i posti di potere sono in realtà degli alieni, che stanno gradualmente estendendo il proprio controllo sul pianeta e sui suoi abitanti, ormai completamente assuefatti.
Emblematica la lotta che John Carpenter fa scoppiare fra il protagonista John e l'amico Frank, con quest'ultimo che si rifiuta di indossare gli occhiali, metafora di una negazione di una verità che ci fa paura, di vedere ciò che vi è oltre la superficie, anticipando quanto poi mostratoci dalle Wachowski in "Matrix".
Da Burroughs a Matrix, l'influenza di questo artista, precursore nel riconoscere il potenziale della tecnologia come strumento sia di controllo che di liberazione, sulla cultura contemporanea è davvero profonda e duratura.
Le sue idee sulla Teoria del Controllo risuonano ancora oggi, specialmente in un'epoca in cui le preoccupazioni riguardo alla sorveglianza, alla manipolazione dei media e al controllo delle informazioni sono diventate centrali nel dibattito pubblico. Se alcune delle sue idee possono sembrare estreme o paranoiche, esse ci invitano tuttavia a riflettere profondamente sui meccanismi di controllo che operano nelle nostre vite quotidiane.
La sua eredità continua a ispirare e provocare, ricordandoci che la lotta contro il controllo è una battaglia continua, che richiede vigilanza, creatività e coraggio. Come Burroughs stesso ha detto:
"L'unico modo per sfuggire al controllo è diventare imprevedibili, rompere i modelli, scoprire nuovi modi di pensare e di vivere."
In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia e dall'informazione, le parole di Burroughs risuonano come un richiamo alla libertà e all'individualità, un invito a resistere ai tentativi di controllo e a esplorare le infinite possibilità della mente umana.
Nessun commento:
Posta un commento