Questo film racconta di un sogno, ma anche di un incubo, di come si possa vivere una storia d'amore in maniera totale, fino in fondo.
Uscito nel 1986 e diretto da Jean Jacques Beineix, il film narra di Zorg, un giovane meccanico e aspirante scrittore che vive spensierato in un villaggio sul mare: improvvisamente entra nella sua vita una strana ragazza, Betty, che non ha niente e nessuno al mondo.
I due da un'attrazione iniziale solo fisica pian piano cominciano ad amarsi veramente, Betty vuole che Zorg migliori la sua condizione, lasci quel posto inospitale e faccia pubblicare i suoi scritti che secondo lei sono molto interessanti, lei però ha un carattere impossibile e spesso si lascia prendere da assurde crisi di nervi: ci vuole tutta la sapienza e l'amore di Zorg per calmarla e per giustificarla di fronte alla gente.
La coppia, dopo che Betty ha dato fuoco alla casa e offeso il proprietario, scappa dal villaggio e va a Parigi nella casa di Lisa, un'amica di Betty. Qui i due conoscono anche Eddye, il compagno di Lisa, e fra i quattro nasce molta simpatia. Eddye fa lavorare Zorg e Betty nel suo locale ma un'ulteriore scenata della ragazza fa decidere l'uomo che è impossibile continuare l'esperimento. Zorg è sempre molto vicino a Betty e l'assiste con amore: la conforta anche quando Betty viene delusa dalla speranza di avere un bambino. Improvvisamente muore l'anziana madre di Eddie e i quattro si recano nel paese di origine di lui. Qui dopo i funerali, Eddie propone a Zorg e a Betty di rimanere nella casa materna e di mandare avanti il negozio di pianoforti di sua proprietà. I due giovani sono entusiasti ma le crisi nervose di Betty si fanno sempre più frequenti. La ragazza è insoddisfatta e spesso si lascia andare alla più nera disperazione anche perchè gli scritti di Zorg sembrano non interessare nessuno.
Il film si giova delle magnifiche interpretazioni di Jean Hugues Anglade e di Beatrice Dalle, attrice che nel corso della sua carriera non raggiungerà mai più un tale livello di recitazione e di impersonificazione con il proprio personaggio, tanto da far sorgere il dubbio che il ruolo potesse essere stato inventato solo per lei.
Analogo destino sarà quello del regista, anch'egli mai più su questi elevati livelli che, come già nel precedente "Diva", mostra una regia visivamente affascinante, con colori saturi che riflettono l'intensità emotiva della storia, che creano un'atmosfera immersiva e sensuale e che esprimono stati emotivi e tematiche.
Il blu, in particolare, è un colore ricorrente che rappresenta la tristezza e la malinconia, ma anche la profondità dell'amore tra Zorg e Betty. Altri colori vividi, come il rosso e il giallo, accentuano i momenti di passione e violenza, creando un contrasto visivo che amplifica le emozioni dei personaggi.
Diversi sono i registri all'interno di questa pellicola.
Ad una prima parte decisamente "leggera", vero e proprio prologo a quella che poi sarà il vero cuore della vicenda, che si svilupperà successivamente al trasferimento in città dei due giovani, fa da contraltare una seconda parte che assume toni drammatici.
Se l’ultima mezzora di “Betty Blue” non fosse mai esistita, questo lungometraggio non sarebbe neppure finito sulla pagina che state leggendo: in effetti, al di là delle "anticipazioni" drammatiche presenti fino alla tragedia, il film riesce a mantenersi su toni abbastanza leggeri grazie anche a dei curiosi personaggi secondari, ognuno dei quali delineato con molta fantasia.
È dunque sorprendente la discesa libera che percorre il regista Jean-Jacques Beineix, un cambio di registro inaspettato capace di consegnarci un epilogo straziante, un finale dove i sentimenti vengono portati all’estremo, mettendoci letteralmente con le spalle al muro.
Infine, c’è da considerare un non trascurabile aspetto: Béatrice Dalle è tremendamente affascinante, con o senza veli; la sua interpretazione di Betty sembra quasi un prolungamento della sua personalità, tanto folle quanto sanguigna.
In definitiva, quella messa in scena da Jean-Jacques Beineix altro non è che una storia d’amore fuori dal comune, sospinta da qualcosa di tremendamente viscerale: anche per questo motivo, “Betty Blue” è una delle pellicole francesi più intense e toccanti degli anni ottanta, un colpo al cuore che non può lasciare indifferenti.
Un'ultima nota: non si può dimenticare la splendida colonna sonora, firmata da Gabriel Yared, che accompagna in maniera perfetta l'opera.
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