Ignorate le valutazioni che sino ad ora sono state fatte su questo film e andate a vedere "Megalopolis", il progetto di Francis Ford Coppola durato quattro decenni e finalmente portato sullo schermo in tutto il suo folle splendore.
Questo non significa che vi piacerà questo film. Non discuterei così tanto con qualcuno che l'ha odiato o amato. E penso davvero che la mia valutazione potrebbe essere più alta o più bassa alla prossima visione.
C'è troppo da assimilare alla prima visione.
In realtà non sono certo che un semplice commento di questa follia cinematografica possa trasmettere veramente cosa significhi guardarlo, un'esperienza con la quale a volte sembra di vagare nei sogni di uno dei più importanti registi di tutti i tempi.
"Megalopolis" è un film intriso di fantascienza e influenze classiche, catturato con folli scelte cinematografiche, alternativamente sconcertante e mozzafiato, un film con una storia relativamente tradizionale quando ci si ferma a considerare il suo intero arco.
Ma questo non è un film sulla narrazione nè sulla meraviglia della visione selvaggia di Coppola. È molto chiaramente un progetto profondamente personale e, in qualche modo, il momento della sua uscita sembra giusto anche così tanto tempo dopo il suo inizio.
Le società sorgono e cadono e solo i sognatori e i visionari contano.
È quasi confortante pensare che l'arte sopravviverà dopo che la nostra Roma moderna brucerà.
"Megalopolis" è ambientato a New Rome, una metropoli che assomiglia molto a New York City, dilaniata da lotte politiche e personali. Adam Driver interpreta Cesare Catilina, un architetto che può fermare il tempo come il Neo di Matrix, che lavora con un materiale magico di sua invenzione, chiamato Megalon, e che è sempre in lotta con il sindaco di New Rome, Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito).
Il tema di come i vecchi sistemi rispondono alle nuove visioni è predominante in "Megalopolis", con Cicerone e Catilina che, ripercorrendo la storia dell'antica Roma, combattono per il controllo della città, lotta che si complica quando Cesar si innamora di Julia (Nathalie Emmanuel), figlia del sindaco, con grande costernazione del cugino di Cesar, Clodio Pulchro (Shia LaBeouf), che nutre anche lui una passione per Julia.
Suo padre, Hamilton Crassus III (Jon Voight), potente mediatore multimiliardario della città, si lega all'amante di Catilina all'inizio del film, una reporter televisiva di nome Wow Platinum (Aubrey Plaza). Questi sono i sei ruoli chiave, ma compaiono anche Laurence Fishburne, Jason Schwartzman, Kathryn Hunter, Grace VanderWaal e la leggendaria Talia Shire.
"Megalopolis" è un'esplosione di idee sulle strutture sociali e su come spesso esse deludano l'umanità a causa della loro mancanza di visione.
Non solo ricorda un vero tentativo di colpo di stato avvenuto a Roma nel 63 a.C, che aveva visto protagonisti gli "originali" Catilina e Cicerone ma, a dimostrazione degli innumerevoli riferimenti storici, letterali e visivi, la prima grande scena interpretata da Adam Driver, vede lo stesso citare lungamente il monologo dell'Amleto di Shakespeare.
Siddhartha, Marco Aurelio, Saffo, la lista continua.
Coppola, attraverso i tradimenti e le macchinazioni politiche, costruisce una base di filosofia classica e narrazione drammatica, proiettandola in una visione del futuro.
Catilina è descritto come "Un uomo del futuro così ossessionato dal passato". Uno che intreccia Amleto nel racconto di una sostanza come il Megalon, che potrà cambiare la realtà.
È Giulio Cesare , raccontato da qualcuno che voleva creare la sua personale "Metropolis".
Tutto quanto sin qui esposto delinea una visione allettante, ma è probabile che alcune persone usciranno dalla visione di questo film infuriate per le sue incongruenze.
Tutto quanto sin qui esposto delinea una visione allettante, ma è probabile che alcune persone usciranno dalla visione di questo film infuriate per le sue incongruenze.
In effetti, il film a volte è fondamentalmente insensato, sembra quasi che qualcosa sia andato storto nel montaggio o che Coppola non abbia girato le scene di cui aveva bisogno per collegare le sue idee.
Eppure, molte delle emozioni visive più grandi del film lasciano davvero senza fiato: la scena in cui Catilina attraversa le strade di New Rome con le statue della Giustizia e della Legge che si accasciano per la stanchezza è sbalorditiva, una rappresentazione visiva di una città nei suoi ultimi giorni.
Alcune sequenze sono praticamente incomprensibili o durano veramente troppo a lungo, come la scena del banchetto matrimoniale di Hamilton Crasso, ambientata in una sorta di Circo Massimo, ricostruito all'interno del Madison Square Garden, scena che lascerebbe pensare che Coppola potrebbe aver perso il filo narrativo a favore dell'eccesso cinematografico.
Ci sono sezioni di "Megalopolis" che sembrano esplodere, soprattutto quando lo schermo si divide in tre e ogni terzo mostra qualcosa di assolutamente avvincente, ed altre nelle quali sembra che i personaggi stiano per cantare, visto che l'insieme sembra staccato dalla realtà, esprimendosi in modi assolutamente diversi da quelli con i quali i personaggi e i dialoghi tradizionali dovrebbero.
Arrivato quasi al termine della visione del film, mi sono accorto di non essere in alcun modo interessato a sapere come sarebbe finita la storia.
Forse questo era l'intento di Coppola, il quale evidentemente non si aspettava che ci preoccupassimo del destino di Catilina e di Julia, quanto piuttosto del modo in cui vengono raccontate queste storie sul futuro.
"Le utopie si trasformano in distopie", dice a Catilina il sindaco Frank Cicerone, battuta che avrebbe potuto funzionare nel tumulto del periodo migliore di Coppola, cioè nell'America post-Vietnam tanto quanto oggi.
Anche ai tempi di Shakespeare e perfino nel 63 a.C.
Mentre le utopie si trasformano in distopie più e più volte nel corso della storia, sono i visionari che conteranno.
I visionari come Francis Ford Coppola.
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