Per la sua parabola, per la sua arte e per l'intensità con cui ha vissuto la sua purtroppo breve esistenza, potrebbe essere tranquillamente indicato come il Mozart del fumetto.
Andrea Pazienza è stato molto più di un semplice fumettista.
E' stato un artista rivoluzionario, un poeta del disegno, una voce generazionale capace di raccontare, con una forza espressiva unica, le inquietudini, le ribellioni e le contraddizioni della sua epoca.
Andrea Pazienza nasce a San Benedetto del Tronto il 23 maggio 1956, ma trascorre l'infanzia a San Severo, in Puglia, e successivamente si trasferisce con la famiglia a Pescara. Fin da bambino dimostra un talento straordinario per il disegno, capace di creare illustrazioni complesse e mature già in tenera età.
Dopo il liceo artistico, nel 1974 si iscrive al DAMS di Bologna, città che negli anni Settanta è un crocevia culturale fondamentale per la controcultura e il movimento studentesco. È qui che inizia a farsi conoscere nel mondo del fumetto, entrando in contatto con artisti, scrittori e intellettuali che influenzeranno la sua visione artistica e politica.
Nel 1977 pubblica sulla rivista Alter Alter il suo primo lavoro di grande impatto, "Le straordinarie avventure di Pentothal", un vero e proprio diario allucinato della vita studentesca bolognese, un fumetto che rompe completamente con la tradizione narrativa, alternando sogno e realtà, surrealismo e cronaca, poesia e disperazione.
Nello stesso periodo inizia la collaborazione con la rivista Cannibale, fondata da Stefano Tamburini e Massimo Mattioli, un vero e proprio laboratorio di sperimentazione, dove il fumetto diventa un mezzo per scardinare i codici della narrazione tradizionale e raccontare il presente in modo crudo, ironico e visionario.
Se Pentothal è l'opera che incarna le inquietudini giovanili degli anni Settanta, nel decennio successivo Pazienza crea un personaggio che segnerà profondamente l'immaginario collettivo: Zanardi.
Apparso per la prima volta nel 1981 sulla rivista Frigidaire, Zanardi è un liceale cinico, amorale, spietato e carismatico, protagonista di storie in cui la violenza, la crudeltà e il disincanto riflettono un'Italia che sta cambiando.
Con lui, i suoi due compagni di scuola, Colasanti e Petrilli, formano un trio capace di qualsiasi cosa pur di ottenere ciò che vogliono.
Zanardi rappresenta il lato oscuro della gioventù italiana degli anni Ottanta: non ha ideali, non ha scrupoli, vive solo per il piacere e il potere.
È un personaggio che anticipa il nichilismo di quegli anni, raccontandolo con una ferocia e un'ironia che rendono il suo autore un vero maestro della narrazione grafica.
L'arte di Andrea Pazienza è difficilmente classificabile.
I suoi disegni passano da uno stile iperrealistico a tratti stilizzati e grotteschi, dimostrando una versatilità senza pari. Il suo tratto è febbrile, istintivo, capace di evocare emozioni con pochi segni essenziali o con tavole ricche di dettagli e movimenti esplosivi.
L'uso del colore è un altro elemento distintivo della sua opera. Le sue illustrazioni a tempera e acquarello sono di una bellezza straordinaria, capaci di trasmettere stati d'animo in modo diretto e profondo.
Ma ciò che rende unico il lavoro di Pazienza è soprattutto la sua capacità di mescolare alto e basso, poesia e oscenità, ironia e tragedia, in una sintesi perfetta tra cultura pop e sensibilità artistica.
Oltre a Pentothal e Zanardi, Andrea Pazienza ha creato una serie di personaggi e storie che hanno segnato il fumetto italiano.
Tra queste spicca "Pompeo", pubblicato postumo nel 1989, considerato uno dei suoi capolavori. È un'opera dolorosa e autobiografica, che racconta la discesa nel baratro dell'eroina di un artista tormentato, in una narrazione cruda e struggente.
Paz scrisse e disegnò "Pompeo" a partire dal 1985, quando aveva ventinove anni, mentre la prima edizione completa in volume risale al 1987, un anno prima della sua morte. "Pompeo" doveva segnare la chiusura di una fase di vita personale e artistica ben precisa, costellata dall’avvento del successo, dal Movimento del’77, da Bologna, Betta (Elisabetta Pellerano, la compagna di quegli anni), IgorT, Frigidaire, Cannibale, Il Male.
E poi la moglie Marina, il successivo trasferimento a Montepulciano, e l’eroina. Così centrale per la sua produzione fino a quegli anni e tragica linfa di storie dolorosamente autobiografiche, per quanto troppo spesso si tenda a identificare Pazienza solo con quest’ultime, quando in realtà pure la sua produzione più scanzonata e umoristica è di assoluto valore.
"Pompeo" vide quindi la luce in un periodo di relativa calma, per Pazienza. Betta e Bologna erano lontane. Ora c’erano Marina e Montepulciano. C’era finalmente un qualcosa di più solido e meno tragico, nella sua vita. E proprio questo contesto di pace apparente gli consentì di guardare tutto ciò che gli era accaduto con la distanza necessaria per far sgorgare il dolore di un’opera così potente e capace di trasudare urgenza. Pompeo è un tossico che vive a Bologna, fa il fumettista e ha deciso di farla finita. Semplice. Tutto qua.
Paz ci fa immergere nei pensieri di Pompeo attraverso un unico e sapiente uso delle pagine su cui ha vergato la storia: pagine bianche, poi a quadretti, con correzioni, errori ortografici. Pagine che devono far capire al lettore l’urgenza: non c’è spazio per correggere, per ricopiare “in bella”. È un diario del dolore.
Andrea Pazienza era un uomo dall’energia incontenibile, geniale e al tempo stesso autodistruttivo. La sua vita è stata segnata da eccessi, passioni travolgenti e una sensibilità estrema che lo portava a vivere tutto in modo intensissimo, anche ad avvicinarsi, come molti della sua generazione, all'eroina, una dipendenza che avrà un impatto devastante sulla sua esistenza.
Nonostante la creatività inesauribile, il suo corpo e la sua mente iniziano a cedere, portandolo a una fine prematura.
Il 16 giugno 1988, Andrea Pazienza, a soli 32 anni, muore a Montepulciano, lasciando un vuoto enorme nel mondo dell’arte e della cultura italiana.
Oggi, a quesi quarant'anni dalla sua morte, Andrea Pazienza è considerato un maestro indiscusso del fumetto e dell’illustrazione. Le sue opere continuano a essere ristampate, studiate e ammirate da nuove generazioni di artisti e lettori.
La sua capacità di raccontare la giovinezza, l’amore, la rabbia, la disperazione e la bellezza della vita con un linguaggio innovativo e visionario lo rendono un autore senza tempo.
Il suo lascito non è solo nei suoi fumetti, ma nell’idea che l’arte possa essere totale, senza compromessi, capace di raccontare la realtà in modo brutale e poetico allo stesso tempo, dando forma alle inquietudini di un’epoca con una potenza espressiva ineguagliabile. Il suo talento, il suo stile e la sua voce unica lo rendono ancora oggi un riferimento imprescindibile per chiunque voglia esplorare i confini dell’arte e della narrazione.
Ricordarlo significa non solo celebrare il suo genio, ma anche interrogarsi sulla nostra società, sulle sue contraddizioni e sui suoi sogni, proprio come faceva lui con la sua arte, armato di matita, ironia e una sensibilità fuori dal comune.
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